Premessa:
credo che quando si decide di avvicinarsi alla letteratura
sudamericana, sia necessario farlo con una predisposizione d'animo
particolare. Spesso non è sufficiente cercare di capire la
storia che stiamo leggendo, ma ci si deve lasciar portare dal potere
della parola, lasciar andare le cose e seguire la musica, godere
delle suggestioni che ogni pagina suscita. Capire, comprendere ogni
cosa, mi sembrano a volte forzature, come cercare di comprimere
oggetti enormi in una scatoletta. Non ci staranno mai, ci sarà
sempre una parte che esce fuori.
Logicamente
quanto detto non può applicarsi a tutta la letteratura sudamericana,
sicuramente vale per il libro di Felisberto Hernandez.
“Nessuno
accendeva le lampade” è uno straordinario esempio di questa
capacità di liberare le parole, di toglier loro lo strato di polvere
che le ricopriva e farle finalmente vivere. E così succede che gli
oggetti vivano e un balcone che crolla è un balcone che ha
deciso di gettarsi nel vuoto
perché si sentiva tradito, perché è un oggetto in grado di amare e
di essere amato e può capitare di incontrare una maschera di teatro
che scopre di proiettare una luce dagli occhi che le permette di
vedere al buio (una luce che “permette di entrare in un mondo
chiuso agli altri”). È un mondo fantastico, quello nel quale
Hernandez ci invita ad entrare, un mondo fatto di silenzio e di buio,
quel buio che permette di immaginare le cose, creando una zona franca
nella quale il tatto si sostituisce alla vista restituendoci
sensazioni diverse ma non per questo meno reali, suscitando una
capacità di recuperare ricordi o sensazioni che sembrava sopita. Una
teoria di racconti carica di suggestioni, dal venditore di calze in
grado di piangere a comando alla donna che vive circondata dall'acqua
perché le attribuisce “la capacità di elaborare ciò che vi si
rispecchia e di ricevere il pensiero”, fino al collezionista di
bambole che finisce per non distinguerle più dalle persone in carne
ed ossa. È un mondo al quale non siamo abituati, dove
l'immaginazione colora la realtà fino a trasfigurarla. La vita non è
solo quella che viviamo - sembra dirci Hernandez - ma anche quella
che immaginiamo e scegliere fra uno dei due mondi è limitativo
perché ci costringerebbe a rinunciare a qualcosa.
“Nessuno
accendeva le lampade” è un libro bellissimo.