Scene di vita della borghesia parigina alla ricerca della felicità.
Sono le coppie le protagoniste di questo libro: coppie di coniugi, di amanti, di amici, coppie più o meno giovani che dialogano senza comunicare. Ognuno dei protagonisti sembra chiuso nel suo mondo, incapace o non interessato a capire veramente il prossimo e il primo episodio del libro dice già tutto.
Il litigio di una coppia all'interno di un supermercato: l'origine delle divergenze che nasce da un episodio marginale, l'irrigidimento dei contendenti che pur sapendo che la lite può facilmente essere ricomposta preferiscono rimanere sulle loro posizioni, l'inevitabile escalation e poi lo scontro che termina con l'affermazione di uno sull'altro. Affermazione parziale, vittoria di Pirro in una guerra ancora tutta da combattere, in attesa di scrivere un nuovo capitolo dello scontro. Ed a chiosa dell'episodio una riflessione riferita ad una frase del figlio della coppia, “il segreto è ridurre al minimo le pretese di felicità”, che potrebbe anche essere il manifesto dell'intero romanzo.
Le cose non sembrano andare meglio neppure per le coppie di amanti: in un mondo dominato dall'egoismo, dovo tutti perseguono esclusivamente la ricerca del proprio piacere, è inevitabile che ognuno chieda alla relazione qualcosa di diverso, qualcosa che l'altro non può dargli, perché ognuno ha un'idea diversa di felicità.
E lo stesso vale per le coppie di anziani, che pure hanno condiviso una vita: “due persone vivono fianco a fianco e ogni giorno la loro immaginazione li allontana in modo sempre più definitivo”, dice uno di loro.
“Non posso affrontare una discussione seria con mia moglie. Farsi capire è una cosa impossibile. Non esiste. Soprattutto fra marito e moglie, basta una frase per essere messi sotto accusa” dice ad un certo punto uno dei protagonisti. Forse è vero o forse è solo una scusa per non provarci neppure, forse sono proprio i protagonisti del libro che scelgono deliberatamente di non affrontare discussioni serie, di vivere in superficie, senza mettersi in discussione (viene in mente la società liquida di Z. Bauman). In un contesto di questo tipo è logico che tutto sia “fraintendimento e torpore” e che si possa affermare “quello che voglio veramente non si può verbalizzare”.
In "Felici i felici" Yasmina Reza delinea con la consueta scrittura in punta di penna una galleria di personaggi immaturi, annoiati, volubili, che funzionano solo quando riescono a prendere le cose alla leggera e che non provano il minimo interesse per le sorti degli altri. Superficiali che scambiano il piacere per la felicità, magari dicendosi che “per essere felici ci vuole un talento”, ennesima scusa per evitare di mettersi in discussione.