sabato 11 gennaio 2020

Best book award 2019




Tradizionale appuntamento con la classifica delle letture dell'anno.
Invariata la giuria (Héctor Genta, Lars Vencelowe, Xenia Dubinina, S.A. Samoilov ed io) che ha espresso i suoi voti attraverso il consueto sistema di punteggio da 1 a 10.

69 sono stati i libri presi in considerazione divisi:

per genere:
60 narrativa
5 teatro
3 poesia
1 diario

per epoca di pubblicazione:
4 Antichi
1 Seicento
6 Ottocento
12 primo Novecento
30 secondo Novecento
16 anni Duemila

per provenienza:
13 russi
12 italiani
10 argentini
6 greci
4 uruguaiani, portoghesi
3 inglesi
2 brasiliani, francesi, tedeschi
1 austriaco, canadese, cubano, giapponese, persiano, polacco, rumeno, spagnolo, svizzero, ungherese, statunitense

per punteggio:
Dai cancelli d'acciaio (Gabriele Frasca) 50
In culo al mondo (António Lobo Antunes) 50
Il colombo d'argento (Andrej Belyj) 50
Lasciamo che parli il vento (Juan Carlos Onetti) 50
Corporale (Paolo Volponi) 50
Il quinto evangelio (Mario Pomilio) 50
Leviatano o il migliore dei mondi (Arno Schimdt) 50
Il segreto (Clarice Lispector) 50
La morte di Carlos Gardel (António Lobo Antunes) 50
La busta nera (Norman Manea) 50
Glossa (Juan José Saer) 50
L'amore stregone (Roberto Arlt) 50
La terra desolata (Thomas Stearns Eliot) 50
L'ultima tentazione di Cristo (Nikos Kazantzakis) 50
Edipo re (Sofocle) 50
Antigone (Sofocle) 50
Macbeth (William Shakespeare) 50
Un eroe del nostro tempo e altre prose (Michail Lermontov) 50

L'agonia dell'agape (William Gaddis) 49
Tre tristi tigri (Guillermo Cabrera Infante) 49

Trattato delle passioni dell'anima (António Lobo Antunes) 48
L'ordine naturale delle cose (António Lobo Antunes) 48
Palissandreide (Saša Sokolov) 48
Ada o ardore (Vladimir Nabokov) 48
Bouvard e Pécuchet (Gustave Flaubert) 48
Una storia comune (Ivan Aleksandrovič Gončarov) 48
Edipo a Colono (Sofocle) 48
L'armata a cavallo (Isaak Babel') 48
Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati (Andreas Moster) 48
La pura superficie (Guido Mazzoni) 48
Libera nos a malo (Luigi Meneghello) 48

Amnesia (Douglas Anthony Cooper) 47
Il deserto (Jorge Barón Biza) 47
Boscomatto (Ádám Bodor) 47
Storie senza morale (Michail Nikolaevič Kuraev) 47
Zorba il greco (Nikos Kazantzakis) 47
Historiae (Antonella Anedda) 47
Sogni e favole: un apprendistato (Emanuele Trevi) 47
Taras Bul'ba e gli altri racconti di Mirgorod (Nikolaj Gogol') 47

Un soffio di vita (Clarice Lispector) 46
Si riparano bambole (Antonio Pizzuto) 46

Repubblica luminosa (Andrés Barba) 45
I vagabondi (Olga Tokarczuk) 45
Qualcosa di scritto (Emanuele Trevi) 45
Taccuini 1919-1921 (Marina Cvetaeva) 45

La civetta cieca. Tre gocce di sangue (Sadeq Hedayat) 44
Mogano (Boris Andreevič Pil'njak) 44

Terre della memoria (Felisberto Hernández) 43
Il signor Kreck (Juan Octavio Prenz) 43
Cemento (Thomas Bernhard) 43

Ultimo parallelo (Filippo Tuena) 42
Ronda di notte (Michail Nikolaevič Kuraev) 42
Il fermo volere (Gabriele Frasca) 42
Uccidendo nani a bastonate (Alberto Laiseca) 42
Come diventai monaca (César Aira) 42
Il romanzo luminoso (Mario Levrero) 42
Picnic sul ciglio della strada (Arkadi e Boris Strugatzki) 42

Pluto (Aristofane) 41
Jakob von Gunten (Robert Walser) 41
Il marmo (César Aira) 41

Avventure di un romanziere atonale (Alberto Laiseca) 39

Esercizi di stile (Raymond Queneau) 38

La solitaria casetta sull'isola di Vasilij (Aleksandr Puškin) 35

Così in terra (Davide Enia) 34
Resoconto (Rachel Cusk) 34

La favola di Innocenzo Onesto, il decapitato (Juan Octavio Prenz) 33

Rashōmon (Ryūnosuke Akutagawa) 29

Lascia fare a me (Mario Levrero) 25

Figure di prua (Juan Octavio Prenz) 24


Dopo un'attenta lettura la giuria ha selezionato come migliori le seguenti opere:

Tra i libri antecedenti al 1900:
ü Un eroe del nostro tempo e altre prose (Michail Lermontov)

Tra i libri del primo Novecento:
ü Il colombo d'argento (Andrej Belyj)

Tra i libri del secondo Novecento:
ü In culo al mondo (António Lobo Antunes)
ü Corporale (Paolo Volponi)
ü Il quinto evangelio (Mario Pomilio)
ü Lasciamo che parli il vento (Juan Carlos Onetti)
ü La busta nera (Norman Manea)
ü Glossa (Juan José Saer) 50

Tra i libri degli anni Duemila:
ü Dai cancelli d'acciaio (Gabriele Frasca)

Verdetto finale
la lettura dell'anno è

Image result for dai cancelli d'acciaio frasca


Dai cancelli d'acciaio - Gabriele Frasca

sabato 28 dicembre 2019

Tre tristi tigri – Guillermo Cabrera Infante



"Tres tristres tigres, tragaban trigo en un trigal,
en tres tristes trasto, tragaban trigo tres tristes tigres."

Cabrera Infante è stato un funambolo della parola scritta e TTT rappresenta il vertice della sua produzione letteraria, un romanzo (molto sui generis) che racconta a ritmo di jazz la vita nell'Avana pre-rivoluzionaria della fine anni Cinquanta.
A brandelli di una narrazione più o meno convenzionale, si alternano pagine bianche, pagine nere, pagine ruotate allo specchio e ricordi, frammenti di conversazioni nei quali l'autore prova a restituirci la lingua della strada, quella parlata dalla gente. Il risultato è un romanzo polifonico, strampalato e affascinante, scritto in uno stile che definirei "surrealismo caraibico" e che rappresenta un unicum nella letteratura sudamericana.
Inutile anche solo provare a dare un'idea della trama parlando della  morte di Trockij raccontata secondo lo stile di diversi scrittori, o delle versioni corrette più volte di un episodio accaduto a due turisti americani, o delle conversazioni di una donna con il suo psicologo, per non dire degli assurdi e straripanti giochi di parole di Bustrófedon…
TTT è soprattutto una specie di ultimo ballo sul Titanic, il racconto di una società decadente: Batista è al canto del cigno, di lì a poco la rivoluzione castrista spazzerà via quel mondo e intanto i personaggi del libro sfrecciano su auto sportive lungo il Malecón,  attratti dalle bellezze locali ("Cuba: un'isola nella quale le donne non usano vestiti ma guanti per tutto il corpo"), incuranti o inconsapevoli di quello che sta per succedere e interessato solo a succhiare il nettare di un tempo che fugge.
È proprio il movimento la cifra del libro, un girovagare folle e disperato tra bar e locali notturni. Tutti parlano senza dire niente di ciò che sembra davvero importante, sfuggendo con pervicacia ogni forma di impegno e affrontando anche i temi più importanti con indolenza e cinismo, annacquando i pensieri nell'alcool e rifugiandosi in sterili giochi di parole ("Questo è il mio autoritratto: – dice ad un certo punto uno dei protagonisti – passo la vita sciupando le mie poche cartucce in molti colpi a salve"), quasi che lo scopo delle loro  vite non fosse altro che ridurre tutto alla nobile arte del cazzeggio.

Aggiungo che TTT è un altro dei troppi grandi libri scomparsi da tempo dagli scaffali delle librerie italiane a testimonianza della miopia delle nostre case editrici.

sabato 21 dicembre 2019

Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati – Andreas Moster



Chiudo gli occhi e la giostra comincia a girare

Esordio con il botto di uno scrittore da seguire con attenzione, Siamo vissuti qui è un libro che coniuga con sapienza una trama originale con uno stile "espressionista", alternando nella narrazione il punto di vista interno ed esterno e il tempo presente con il passato remoto.
Atmosfere claustrofobiche, che riecheggiano quelle del Gelo bernhardiano, per una storia ambientata in un paesino di montagna, dove la vita che scorre su binari cristallizzati attraverso generazioni di padri padroni e madri invisibili viene sconvolta dall'arrivo di uno straniero. Tra simboli, metafore e riti di iniziazione, Moster descrive con mano sicura quello che succede quando un granello di sabbia entra nei meccanismi della macchina e finisce per mandarla fuori giri. Desideri da sempre frustrati trovano l'occasione per alzare la testa ed opporsi ad uno status quo iniquo, resuscitandone gli istinti più bestiali. I personaggi del romanzo sono tutti o quasi ben caratterizzati e i vuoti che la narrazione presenta sembrano essere un "non detto" inserito ad arte per alimentare la tensione narrativa, ma identificherei il tratto dominante del libro nel linguaggio e mi riferisco soprattutto alle parti in cui la ragazzina parla in prima persona, frasi brevi e secche come sentenze ma che si lasciano dietro una scia di amarezza, fatica e disillusione, difficile da dimenticare. Verrebbe da dire che forse è proprio la parola l'unica strada che la ragazza può percorrere per rompere le catene che la tengono legata al padre e al paese, solo attraverso la parola riuscirà ad essere libera, almeno con la fantasia.
"Chiudo gli occhi e la giostra comincia a girare. Spalanco gli occhi e la giostra si ferma."


sabato 14 dicembre 2019

Uccidendo nani a bastonate – Alberto Laiseca



Alberto Jesús Laiseca è stato uno dei tanti "irregolari" della letteratura sudamericana come ben testimonia questa raccolta, una serie di racconti nei quali si fatica a trovare un tratto comune. Da subito si è proiettati in un mondo nel quale il reale si scompone e trasforma in immaginario come nelle Metamorfosi di Escher, con il tempo che risulta  un'opinione e le regole che finiscono spesso per essere capovolte. È un mondo che diverte e insieme confonde il lettore che inevitabilmente arranca dietro alle trovate dello scrittore argentino faticando a trovare punti fissi ai quali ancorarsi.
Non è semplice entrare in sintonia con una scrittura così ricca di aggettivi e con un genere sospeso tra il grottesco e il fantastico e che Laiseca definiva "realismo delirante", ma attenzione a non prendere sottogamba queste storie: a volte basta sostituire ai protagonisti le vittime della repressione argentina per scoprire un sottotesto molto più ricco di quanto possa sembrare in apparenza.
Tra le pagine di Uccidendo nani a bastonate si trova un po' di tutto (a parte i nani del titolo che sono solo una metafora "forte"): autobus spinti dagli uomini, macchine per viaggiare dentro ad un tornado, strumenti di tortura, persino una macchina per pugnoscrittura a pedali e piante che assorbono la violenza… ma sono soprattutto i temi di questi racconti a disorientare il lettore. La lingua, la pazzia, la paranoia, il potere tecnocratico, la tortura e soprattutto i frequenti riferimenti al nazismo, spesso ridicolizzato (e di nuovo non si può non pensare alla guerra sporca degli anni '70).
Passeggiando sull'orlo del vulcano, Laiseca si diverte a gettarci in faccia ciò che dovrebbe scandalizzarci, mostrandoci come ciò sia stato ormai depotenziato fino a diventato routine, non riuscendo più a scuotere i nostri animi, lasciandoci nel dubbio se gli strampalati racconti di Uccidendo nani a bastonate siano esercizi di stile, apologhi travestiti da nonsense o, più probabilmente, entrambi le cose.