"Tres
tristres tigres, tragaban trigo en un trigal,
en
tres tristes trasto, tragaban trigo tres tristes tigres."
Cabrera Infante è stato un
funambolo della parola scritta e TTT
rappresenta il vertice della sua produzione letteraria, un romanzo (molto sui
generis) che racconta a ritmo di jazz la vita nell'Avana pre-rivoluzionaria
della fine anni Cinquanta.
A brandelli di una narrazione più
o meno convenzionale, si alternano pagine bianche, pagine nere, pagine ruotate
allo specchio e ricordi, frammenti di conversazioni nei quali l'autore prova a
restituirci la lingua della strada, quella parlata dalla gente. Il risultato è
un romanzo polifonico, strampalato e affascinante, scritto in uno stile che
definirei "surrealismo caraibico" e che rappresenta un unicum nella
letteratura sudamericana.
Inutile anche solo provare a dare
un'idea della trama parlando della morte
di Trockij raccontata secondo lo stile di diversi scrittori, o delle versioni
corrette più volte di un episodio accaduto a due turisti americani, o delle
conversazioni di una donna con il suo psicologo, per non dire degli assurdi e
straripanti giochi di parole di Bustrófedon…
TTT è soprattutto una specie di ultimo ballo sul
Titanic, il racconto di una società decadente: Batista è al canto del cigno, di
lì a poco la rivoluzione castrista spazzerà via quel mondo e intanto i
personaggi del libro sfrecciano su auto sportive lungo il Malecón, attratti dalle bellezze locali ("Cuba:
un'isola nella quale le donne non usano vestiti ma guanti per tutto il
corpo"), incuranti o inconsapevoli di quello che sta per succedere e
interessato solo a succhiare il nettare di un tempo che fugge.
È proprio il movimento la cifra
del libro, un girovagare folle e disperato tra bar e locali notturni. Tutti
parlano senza dire niente di ciò che sembra davvero importante, sfuggendo con
pervicacia ogni forma di impegno e affrontando anche i temi più importanti con
indolenza e cinismo, annacquando i pensieri nell'alcool e rifugiandosi in
sterili giochi di parole ("Questo è il mio autoritratto: – dice ad un
certo punto uno dei protagonisti – passo la vita sciupando le mie poche
cartucce in molti colpi a salve"), quasi che lo scopo delle loro vite non fosse altro che ridurre tutto alla
nobile arte del cazzeggio.
Aggiungo che TTT è un altro dei troppi grandi libri scomparsi da tempo dagli
scaffali delle librerie italiane a testimonianza della miopia delle nostre case
editrici.
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