sabato 21 dicembre 2019

Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati – Andreas Moster



Chiudo gli occhi e la giostra comincia a girare

Esordio con il botto di uno scrittore da seguire con attenzione, Siamo vissuti qui è un libro che coniuga con sapienza una trama originale con uno stile "espressionista", alternando nella narrazione il punto di vista interno ed esterno e il tempo presente con il passato remoto.
Atmosfere claustrofobiche, che riecheggiano quelle del Gelo bernhardiano, per una storia ambientata in un paesino di montagna, dove la vita che scorre su binari cristallizzati attraverso generazioni di padri padroni e madri invisibili viene sconvolta dall'arrivo di uno straniero. Tra simboli, metafore e riti di iniziazione, Moster descrive con mano sicura quello che succede quando un granello di sabbia entra nei meccanismi della macchina e finisce per mandarla fuori giri. Desideri da sempre frustrati trovano l'occasione per alzare la testa ed opporsi ad uno status quo iniquo, resuscitandone gli istinti più bestiali. I personaggi del romanzo sono tutti o quasi ben caratterizzati e i vuoti che la narrazione presenta sembrano essere un "non detto" inserito ad arte per alimentare la tensione narrativa, ma identificherei il tratto dominante del libro nel linguaggio e mi riferisco soprattutto alle parti in cui la ragazzina parla in prima persona, frasi brevi e secche come sentenze ma che si lasciano dietro una scia di amarezza, fatica e disillusione, difficile da dimenticare. Verrebbe da dire che forse è proprio la parola l'unica strada che la ragazza può percorrere per rompere le catene che la tengono legata al padre e al paese, solo attraverso la parola riuscirà ad essere libera, almeno con la fantasia.
"Chiudo gli occhi e la giostra comincia a girare. Spalanco gli occhi e la giostra si ferma."


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