Arriva fin dove non puoi.
Summa del pensiero di Nikos
Kazantzakis e testo imprescindibile per chi ama questo autore, Rapporto al greco è l'autobiografia
romanzata di una vita vissuta nel tentativo di elevarsi oltre i propri limiti
("arriva fin dove non puoi") per essere all'altezza del suo "antenato
della terra amata di Creta", nel tentativo del figlio di eguagliare e
superare la gloria dei padri.
Conciliare l'inconciliabile,
diventare prima uomo e poi Dio cercando di creare armonia dal caos che governa
la vita, sublimando la realtà con gli occhi dell'immaginazione. Questo, in
estrema sintesi, mi sembra sia stato lo scopo della vita di Kazantzakis.
Una ricerca costante, un'ascesa
continua lungo la scala che porta alla Verità, trovando lungo il percorso
compagni di viaggio quanto mai eterogenei ma che rispondono ai nomi di Omero,
Cristo, Dante, Bergson, Nietzsche, Buddha, Lenin, san Francesco e Zorba.
Un viaggio il cui primum movens è
il desiderio di libertà: dapprima dai Turchi che occupavano Creta e successivamente
dall'ignoranza, dalle false idee e dai falsi idoli. Essere libero e poi essere
santo, inteso nel senso di porsi un obbiettivo alto da perseguire, non tanto
per raggiungerlo "ma per non smettere di salire. Solo così la vita
acquista solidità e unità".
La scoperta della bellezza e della
sete di apprendimento per nutrire lo spirito sono altre tappe del percorso di
crescita dello scrittore greco, destinate a essere superate negli anni
dell'Università dallo sbocciare di una furia iconoclasta: la sfida a Dio per
ergersi a creatore del proprio mondo avendo sempre come stella polare la
ricerca dell'armonia, la tensione verso il "punto fermo del mondo che
ruota" (per dirla con le parole di T.S. Eliot), il luogo in cui si
conciliano gli opposti a cominciare dalle diadi ragione/sentimento e
carne/spirito.
L'ingresso nell'età adulta segna
una nuova fase nella ricerca dello scrittore greco, quella della
responsabilità. Responsabilità di cercare un scopo e poi perseguirlo: la
ricerca e insieme la lotta con Dio tra il monte Athos, Gerusalemme, il monte
Sinai e il deserto; l'incontro con l'abisso e la scoperta dell'incapacità di
andare oltre il proprio limite, come invece avevano fatto il Cristo e il Buddha
riuscendo a dominare il loro caos interiore. E poi Nieztsche, "il profeta
nemico di Dio", dal quale impara a diffidare delle teorie e ad evitare le
scorciatoie, il Buddha che gli indica la strada della pietà e della
condivisione del proprio destino con quello del mondo e ancora, in
contrapposizione al saggio orientale, Lenin, che gli offre una nuova
prospettiva per provare a rispondere ai bisogni dell'uomo.
Un percorso tortuoso, che procede
a volte per analogie e a volte per contrapposizioni ma sempre con l'imperativo
di non fermarsi ai traguardi parziali ma di ripartire ogni volta ala ricerca di
un nuovo obbiettivo, sapendo che il maestro in grado di indicare la via può
celarsi dove meno ci se lo aspetta. È il caso di Zorba, l'ultimo del compagni
di viaggio dello scrittore cretese, un greco di mezz'età che possiede
spontaneità, vitalità e leggerezza, doti che mancano a Kazantzakis e che gli impediscono di vivere
giorno per giorno.
Rapporto
al greco è il racconto di una
corsa in solitaria verso la luce, il tentativo dell'uomo di uscire dall'ombra e
di trascendere la propria natura. La penna è l'arma con cui l'autore va alla
guerra per la redenzione dell'uomo, per aiutarlo a raggiungere il Bene e la
Libertà assoluti portando con sé anche le contraddizioni, gli errori e le
sofferenze che fanno parte della sua natura e sono necessari per approdare alla
sintesi superiore di forma e sostanza. Le parole, quindi, come strumento per
raggiungere la salvezza attraverso "l'unica strada che conduce a Dio,
l'ascesa".