venerdì 24 aprile 2009

Campiglia

Una strada stretta fra le case, divisa a metà tra ombra e sole. Scalini di sasso, ciuffi d’erba del mezzo. Nell'aria il profumo del pranzo della Domenica, ricordi di altri pranzi, di altre Domeniche… Un pesco in fiore scaccia indietro l’inverno. Un uomo che sale, il ronzio di un’ape. Un contadino carezza un tralcio di vite. Il mare, là in fondo. La foschia del mattino ha cancellato la riga dell’orizzonte, cielo e mare si mescolano e le vele sembrano galleggiare nel vuoto come in un quadro di Chagall. Scendendo la strada si fa viottolo, e poi sentiero, i campi coltivati lasciano il posto a piane abbandonate. Due farfalle si corteggiano incrociando il volo, il fruscio di una lucertola, il frinire delle cicale. Voci di un mondo interrotto dalla mia presenza. Capisci che la strada che stai calpestando non deve condurti per forza da qualche parte, è lei, la strada, che importa. Come la percorri, quello che incontri durante.

[Lars W. Vencelowe: "Mater Mare"]

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