sabato 6 giugno 2009

Non vi sbagliate sulle persone che si buttano dalle finestre in fiamme (Ipse dixit).

La persona che ha una cosiddetta "depressione psicotica" e cerca di uccidersi non lo fa aperte le virgolette "per sfiducia" e per qualche altra convinzione astratta che il dare e l'avere della vita non sono in pari. E sicuramente non lo fa perché improvvisamente la morte comincia a sembrarle attraente. La persona in cui l'invisibile agonia della Cosa raggiunge un livello insopportabile si ucciderà proprio come una persona intrappolata si butterà da un palazzo in fiamme. Non vi sbagliate sulle persone che si buttano dalle finestre in fiamme. Il loro terrore di cadere da una grande altezza è lo stesso che proveremmo io e voi se ci trovassimo davanti alla stessa finestra per dare un'occhiata al paesaggio; cioè la paura di cadere rimane una costante. Qui la variabile è l'altro terrore, le fiamme del fuoco: quando le fiamme sono vicine, morire per una caduta diventa il meno terribile dei due terrori. Non è il desiderio di buttarsi; è il terrore delle fiamme. Eppure nessuno di quelli in strada che guardano in su e urlano "No!" e "Aspetta!" riesce a capire il salto. Dovresti essere stato intrappolato anche tu e aver sentito le fiamme per capire davvero un terrore molto peggiore di quello della caduta.


[David Foster Wallace: "Infinite Jest"]

2 commenti:

Elena ha detto...

Dunque è così che è andata. L'invisibile agonia della Cosa... Basta guardarlo ridere con la bandana per capire quanto fosse invisibile.
Il suo libro è uno di quelli che anche finiti non riesco a lasciare, meglio, non mi lascia andare. Ma è un tipo di trappola che libera. Mi chiedo se se ne rendesse conto.

Lars W. Vencelowe ha detto...

Non so, più lo leggo e più mi sembra che fosse "troppo". Troppo intelligente, troppo avanti... troppo. Come cercare di far entrare in una scatola qualcosa di molto grande, come far stare una taglia 54 in una 48... Semplicemente, forse, questa vita era troppo stretta per lui.