domenica 25 ottobre 2009

Ariel (sulla prospettiva)

Essere dentro.
Dentro ad una tempesta, come nave travolta dalla furia delle acque, naufraghi alla deriva in balia delle correnti.
Oppure essere dentro ad un quadro, essere le macchie di colore che il pittore disegna sulla tela.
Essere dentro alla vita, viandanti in cerca della strada, pellegrini smarriti lungo il cammino. Personaggi in cerca d'autore.
Essere dentro. Ecco il nocciolo del problema. Che siamo dentro, che non riusciamo a cogliere il significato più profondo delle cose perchè ci siamo "troppo" dentro. Manca il distacco necessario, la giusta distanza. Manca la prospettiva.
Cosa capirebbe di un quadro l'osservatore che si incollasse con il naso alla tela? Niente. Al massimo un particolare, una sfumatura. Ma perderebbe il contesto, la visione d'insieme.
Per apprezzare il quadro nel suo complesso l'osservatre dovrebbe porsi ad almeno un metro o due di distanza, avvicinarsi od allontanarsi a seconda delle dimensioni dell'opera.
Illusione. Pensare di poter capire la vita... proprio noi che ci siamo così dentro.
Guardo Ariel che si dibatte tra i flutti, e mi sento così piccolo, così impotente...

[Lars W. Vencelowe: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]

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