Era lo sguardo degli ippocastani,
pedalando, perfetto per loro
e già sulla curva perduto a guardarli.
Quasi un sorriso perduto, i contorni di un viso
quasi veduto,
perduto nel fruscio del fogliame.
Le cose cambiano: ora sono i fiori
miniature di minareti
bianchi ben disposti decori.
Mi incantano fermi, sui nuvoli verde scuro
delle rame, nel cielo traboccanti, dal muro
incantevolmente abbondanti.
E io non so quale sia il più vero
me stesso, se questo che guarda di adesso
o quello che vede nel tempo del mio pensiero.
[Gian Mario Villalta: "Vedere al buio"]
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