mercoledì 28 settembre 2011

Cose così



Mia moglie dice che sono un deficiente.
E io questa cosa proprio non riesco a buttarla giù. Voglio dire: quando le ho raccontato quello che è successo l'altra sera, mi sarei aspettato che si complimentasse per la mia impresa, o se proprio non gliene fregava niente che fingesse almeno un minimo di interesse, giusto per darmi un po' di soddisfazione, e invece niente. 
 Prima mi ha chiesto se stavo scherzando, poi mi ha fatto ripetere dall'inizio tutta la storia (“che forse non ho capito bene”, ha detto), e alla fine mi ha guardato fisso come se in faccia avessi scritto qualcosa che ancora non avevo detto, e poi ha aggiunto: “giura che hai fatto davvero una cosa del genere?”. Non mi ha lasciato nemmeno il tempo di rispondere, che subito si è girata ed è tornata a ai fornelli. “Voglio solo sperare che ti sia inventato tutto”, ha mugugnato dalla cucina “perché se no sei proprio un deficiente.”
Ora non è che io sia un tipo permaloso o cosa, ma non credo che ci sia bisogno di offendere. E poi non ho ancora capito cosa avrei fatto di male.
Comunque è bene che racconti la storia così poi potrete giudicare meglio chi ha ragione.
E' successo l'altro pomeriggio. Quando sono uscito dal lavoro, fuori c'era ancora un sole così bello che ho pensato che fosse un peccato andare a rintanarmi in casa, così mi sono diretto verso il campo sportivo, tanto per fare una passeggiata, scaricare la mente e respirare un po' d'aria buona. Fatto sta che stava cominciando una partita di calcio a sette ed erano lì in piena discussione perché quelli con la maglia blu erano uno in meno e non volevano cominciare a giocare. Io mi ero messo dietro la porta e – guarda un po' – avevo proprio una polo blu, così mi sono offerto di partecipare alla partita. Ecco, non ci crederete ma quelli mi hanno guardato con la stessa faccia che ha fatto mia moglie quando le ho raccontato la storia, io ero lì fermo al centro del campo e loro mi guardavano e basta, senza dire niente. Alla fine uno si è deciso a rispondermi: “Vabbè, però stai in porta.” E va bene, stare in porta non mi piace, anzi,a dirla tutta non sono nemmeno buono a fare il portiere (e poi secondo me sarebbe stato più giusto che avessimo fatto a turno), ma io non sono certo un piantagrane per cui ho deciso di accomodarmi tra i pali.
Così abbiamo cominciato a giocare e dopo venti secondi ho scoperto che i miei compagni di squadra erano degli scarsi di prima categoria. I gialli mi arrivavano da tutte le parti e tiravano, tiravano, che nemmeno una cooperativa di cocainomani avrebbe tirato tanto. E per fortuna anche loro erano dei discreti cessi, per cui nonostante attaccassero a spron battuto non mi creavano problemi particolari. Insomma, una partitina tranquilla che sembrava fatta apposta per finire zero a zero, se non fosse stato che quando sarà mancato più o meno un quarto d'ora alla fine uno dei loro si è presentato palla al piede davanti a me ed invece di colpirla bene come mi aspettavo l'ha mezza lisciata con la suola così che mi è passata sotto le gambe ed è carambolata in rete. Ok, io sono un tipo sportivo, per cui avrei anche incassato il gol senza dir niente se questo imbecille non si fosse messo a ridere e ad esultare proprio davanti ai miei occhi. Ecco, io queste cose non le sopporto proprio, sarò anche fatto male, ma io non mi faccio prendere per il culo da nessuno, è una mia regola. Così ho preso il primo dei miei compagni di squadra che mi è passato vicino e gli ho fatto la faccia dura: “Ora ci vai un po' tu in porta.”. Si vede che quello ha capito subito che ero sull'incazzato andante, perché non ha detto niente ed è andato buono buono ad accomodarsi al mio posto. Bene, appena il gioco è ripreso mi sono fatto passare la palla, ho scartato in scioltezza il primo avversario che mi si è fatto davanti ed ho scoccato un tiro dalla trequarti con il quale ho uccellato il loro portiere. 1:1 e palla al centro.
 Sono rimasti interdetti, non se lo aspettavano mica gli stronzi. Ma non ero mica soddisfatto, io. Il gioco per me era appena iniziato. Il tempo di intercettare il loro portatore di palla che l'ho affrontato senza paura, un bel tackle maschio su quale però nessuno ha avuto nulla da ridire. Palla mia ora, sono filato verso la loro porta a mille all'ora, ne ho lasciato un altro sul posto, ho fintato il passaggio ad uno dei miei ed invece ho turato dritto verso l'area di rigore, quando ho visto il portiere in uscita ho caricato il destro e l'ho scavalcato con un comodo pallonetto sul quale non avrebbe mai potuto arrivare. 2:1 per noi, ed adesso cominciavo a rasserenarmi. A risultato acquisito mi sono messo in difesa bello tranquillo ed ho lasciato che fossero i miei compagni a fare il resto, ma quando ho visto che quei segoni proprio non riuscivano ad indovinarne una mi sono deciso a chiuderla io la partita. Sono partito di nuovo palla al piede, ho scartato uno, due e poi tre dei gialli e mi sono presentato di nuovo davanti alla loro porta, ho aspettato che il portiere uscisse verso di me e poi ho scartato anche lui quindi sono arrivato fin sulla linea di porta, mi sono fermato, mi sono inginocchiato davanti alla palla e poi l'ho spinta dentro di testa. Un tantino eccessivo, dite voi? Forse, ma quelli stronzi si meritavano la lezione. Fatto il gol del 3:1 sono andato a cercare quello dei gialli che mi aveva sbeffeggiato dopo il gol e gli ho restituito la cortesia. Finita la partita sono andato dai miei compagni per farmi dare il pallone. Non so come funziona da voi, ma a casa mia quando uno segna una tripletta (e che tripletta, permettetemi di aggiungere...) si porta via il pallone. Non so se seguite il calcio in televisione, ma questa è la regola negli incontri di un certo livello. Beh, non ci crederete ma questo, con le lacrime agli occhi, mi fa: “Non posso, il pallone è mio.” Eravamo lì in piena discussione quando si avvicina una mai vista prima che mi apostrofa: “Ma non si vergogna, un uomo della sua età che si mette a bisticciare con dei bambini!”. Capito che roba? Una mai vista né conosciuta che si intromette in una discussione che non la riguarda. E fortuna che sono uno tranquillo e me ne sono andato senza risponderle niente, e gli ho lasciato anche il pallone, a quel cretino.


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