martedì 30 ottobre 2012
domenica 28 ottobre 2012
Finché c'è musica
"Ma cosa devo fare allora?"
"Danzare" rispose "continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano".
Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro.
"Danzare è la tua unica possibilità" continuò "devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch'io potrò darti una mano. Finché c'è musica, devi danzare!"
[Haruki Murakami: "Dance dance dance"]
sabato 20 ottobre 2012
Liturgia pagana
Accade
che
mentre cammino costruendo mondi
apra
gli occhi e si accenda il mare.
Dubito
che
questa volta sarà come le altre.
Temo
che il sangue non si scioglierà
che
il metallo non diventerà oro
che
il ramo nella mano del bambino non si farà spada.
Perché
non c’è spiegazione a quello che accade quando incontro il mare,
nessuna
certezza che la magia si ripeta ogni volta.
Invece succede.
Anche
questa volta,
come
le altre volte è stato.
Succede
che
mi senta capito senza far scorrere parole
accolto
nella casa del padre
senza
dover fabbricare giustificazioni.
Qui
dove si parla una lingua che non ha bisogno di parole
qui
dove le cose esistono di per sé
senza
il bisogno dell’uomo che le giustifichi.
Qui
al punto fermo dove la danza ha inizio.
[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]
mercoledì 17 ottobre 2012
domenica 14 ottobre 2012
Cercare le parole
Man mano che avanzava l'inverno, avevo la sensazione che i suoi occhi fossero diventati ancora più trasparenti. Ma nella loro trasparenza non si intravedeva nessun punto d'arrivo. Di tanto in tanto Naoko, senza alcuna ragione apparente, mi guardava fisso negli occhi come se cercasse qualcosa, e ogni volta mi prendeva una strana sensazione di tristezza e di impotenza.
Forse vorrebbe dirmi qualcosa, cominciai a pensare. Solo che Naoko non riesce bene a esprimere le cose a parole. No, il problema viene prima. E' dentro di sé che lei non riesce ad afferrare le cose. E' questa la prima ragione per cui non trova le parole, pensavo. E allora gioca continuamente con fermaglio, si asciuga le labbra con il fazzoletto, mi scruta a lungo negli occhi senza una precisa ragione. A volte pensavo anche che avrei voluto stringerla forte tra le braccia, ma esitavo e alla fine rinunciavo. Temevo che questo gesto avrebbe potuto sconvolgerla. Così continuavamo a camminare per le strade di Tokyo come sempre, e lei continuava a cercare le parole in quel suo spazio vuoto.
[Murakami Haruki: "Norwegian wood"]
sabato 13 ottobre 2012
Guida tu
Mi commuovo di dettagli, il ferro ruggine
che si attorciglia sulla vite,
il verderame su un muro storto,
l'accensione delle zucche nel minuscolo
orto in fondo alla dolina,
sulla strada che attraversa la mattina
da Motovun (Montona) - per festoni di quercioli
e morsi di terra rossa - a Visinada.
Mi commuovo di istanti, mentre cresce
dentro il tepore dei colori un alito
gelido d'ansia, che si fa allarme e soffia
più forte, fino a mostrarsi terrore
e imminenza di catastrofe.
Nulla ripara la lesione
del giorno appena incorniciato, nessun fuoco
arde l'ora deforme - voi di sonni
marci, di imprecazioni, voi di felicità
irrinunciabile, bagliori accerchianti,
contate nelle mie tasche i soldi, gli anni
e le lacrime.
[Gian Mario Villalta: "Vedere al buio"]
domenica 7 ottobre 2012
Pomeridiano
Le galline piluccavano ancora per la strada. La vecchia moglie del capitano
sedeva sulla soglia reggendo il nipotino sulle ginocchia aperte.
Un ragazzo trasportava un paniere. Le case
caotiche di fronte al tramonto, coi loro vecchi bauli,
i letti di ferro, i tavoli, i quadri. Un grammofono
suonava rauco in una stanza chiusa. Le lenzuola
avvolgevano in ampi quadrati la propria storia. Non si sentiva il mare.
Una grande mano invisibile sollevava le sedie
due palmi da terra. Come fanno gli uomini a vivere senza la poesia?
[Ghiannis Rotsos: "Il funambolo e la luna"]
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