sabato 21 giugno 2014

La goccia d'acqua


 

Stine si chinò, staccò una foglia, la tenne davanti al volto di lui. Sulla lucida superficie verde scuro c'era una goccia d'acqua.
La goccia d'acqua cominciò a spostarsi lungo il bordo della foglia. «Volevo capire la goccia. Volevo capire cosa la tenesse insieme. Cosa le impedisse di dividersi in parti più piccole.»
«Che cosa la tiene insieme?» disse lei. Kasper aveva amato la sua curiosità. Era una fame, era insaziabile. Era come la curiosità del clown e dei bambini. Un'apertura mentale, un appetito del mondo che non dava nulla per scontato. «Faccio ancora quel gioco» sussurrò, «anche se in modo un po' diverso, con un po' più di concentrazione, sui suoi aspetti essenziali. È l'unica differenza fra la ragazza e la donna, fra il bambino e l'adulto. Raccolgo nella coscienza tutto ciò che sappiamo sulle forze di coesione nei liquidi. L'elasticità della goccia. Il suo tentativo di trovare la minore energia di tensione possibile.
E quando sto quasi per capire, e sono molto, molto vicina, e allo stesso tempo mi rendo conto che non ci arriveremo mai, e lo spirito sta per esplodere, allora rinuncio a ogni comprensione e cado dentro la goccia.» La foglia era ferma, e anche la goccia. Niente si muoveva. Kasper sentì l'ultima acqua che veniva sollevata dalla pompa.
Con cautela, con molta cautela, posò la foglia sul cemento. «Quando accade, e accade di rado, si intuisce cosa ci costerebbe capire davvero. Un prezzo che nessun ricercatore può pagare, se vuole continuare a fare il suo lavoro. Ci costa la comprensione stessa. Non si può arrivare fino a qualcosa e allo stesso tempo volerla comprendere. Capisci cosa intendo?»

[Peter Hoeg: "La bambina silenziosa"]

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