sabato 12 luglio 2014

Del nosto impotente orbitare nel cosmo



...ogni racconto confermava perfettamente la fondatezza dei suoi sospetti: il legame di causa ed effetto tra le cose, l'illusione che gli eventi siano prevedibili, insomma, quella che si chiama razionalità “era andata a farsi benedire per sempre”. «Siamo protagonisti di un fallimento» continuò Eszter «abbiamo completamente fallito con le azioni, i pensieri, l'immaginazione, e persino nei nostri pietosi sforzi di capire il perché del nostro fallimento; abbiamo sbagliato tutto in questo universo. La gente parla di apocalisse e giudizio universale perché non sa che non ci sarà né un'apocalisse, né un giudizio universale... sarebbero completamente superflui, le cose vanno in rovina da sole, tutto si distrugge per poi ripartire di nuovo da capo, e avanti così senza sosta, evidentemente perché così deve essere, come il nostro impotente orbitare nel cosmo: una volta partiti, non ci si ferma più. Mi sento le vertigini e mi annoio come tutti quelli che sono riusciti a liberarsi dall'illusione che dietro questo ciclo doloroso di costruzione e distruzione, nascita e morte, sia sospettabile la presenza di un piano preciso, una sorta di gigantesca e magnifica finalità... Che in origine... a suo tempo... ci fosse qualche idea in giro ovviamente è possibile, ma sul nostro mondo che è diventato una valle di lacrime meglio stendere il velo del silenzio, almeno per lasciare in pace l'oscuro ricordo di colui al quale dobbiamo tutto ciò. Meglio il silenzio, smettiamo di almanaccare sulle intenzioni, sicuramente sublimi, del nostro antico protettore, e provare a indovinare lo scopo cui siamo stati destinati, perché l'abbiamo già fatto abbastanza, ma come si può vedere non siamo finiti da nessuna parte. L'insaziabile curiosità con la quale ci siamo lanciati incessantemente contro il mondo non è stata coronata dal successo. Meglio andarci cauti con le ricerche e tentativi al buio, sarebbe più corretto accontentarsi della magra verità che tutti noi sperimentiamo sulla nostra pelle: non siamo altro che miseri soggetti di un insignificante fallimento in questo affascinante creato, tutta la storia umana si può riassumere in quattro pietose spacconate replicate da poveri sciocchi, e nella dolorosa ammissione di un errore, nel lento riconoscimento di una verità deprimente: il mondo che abbiamo costruito non ci è riuscito così brillantemente.»

[László Krasznahorkai: "Melancolia della resistenza"]




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