Ovviamente
quelli che stanno in cima alle scale
loro sanno
sanno tutto
invece noi
spazzini delle piazze
ostaggi d’un futuro migliore
ai quali quelli da in cima alle scale
si mostrano di rado
sempre con un dito sulle labbra
noi siamo pazienti
le nostre mogli rammendano le camicie della festa
parliamo di razioni alimentari
di calcio del prezzo delle scarpe
e il sabato rovesciamo la testa all’indietro
e beviamo
non siamo di quelli
che stringono i pugni
scuotono le catene
parlano e interrogano
incitano alla rivolta
febbrili
di continuo parlano e interrogano
questa è la loro favola –
ci getteremo sulle scale
e le conquisteremo d’assalto
rotoleranno per i gradini
le teste di quelli che stavano in cima
e finalmente scorgeremo
cosa si vede da quelle altezze
quale avvenire
quale vuoto
a noi non interessa lo spettacolo
di teste che rotolano
sappiamo con quanta facilità ricrescano le teste
e sempre in cima ne resterà
più d’uno
e in basso un nereggiare di scope e badili
talvolta sogniamo
che quelli da in cima alle scale
scenderanno in basso
ossia da noi
mentre mastichiamo il pane sul giornale
e ci diranno
– e ora parliamo
da uomo a uomo
non è vero ciò che gridano i manifesti
portiamo la verità tra le labbra serrate
è crudele e troppo pesante
perciò la reggiamo da soli
non siamo felici
resteremmo volentieri
qui
si tratta ovviamente di sogni
possono avverarsi
oppure no
continueremo quindi
a coltivare
il nostro quadrato di terra
il nostro quadrato di pietra
con la testa leggera
una sigaretta dietro l’orecchio
e senza una goccia di speranza nel cuore
[Zbigniew Herbert: "Rapporto dalla città assediata"]
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