sabato 5 maggio 2018

Osip Ėmil'evič Mandel'štam – Quasi leggera morte: Ottave



Il tentativo di un folle di arrampicarsi sulla scala dell’Arte per arrivare a contemplare la Bellezza di Dio.
Questo è l’unico modo che mi viene in mente per provare a rappresentare in qualche modo la mia esperienza di lettura delle Ottave. L’idea di poesia di Mandel'štam è così complessa che lo porta a tracimare in tutte le direzioni: in ambito linguistico, creando neologismi che possano aiutarlo ad esprimere quello che sente e che le parole consuete non sono in grado di esprimere e nel campo del contenuto, terreno quanto mai oscuro nel quale è possibile avventurarsi solo evitando di “decodificare” le liriche ma seguendone la tensione, il loro percorso verso un altrove indefinito e inconcluso.
“Bisogna attraversare in tutta la sua larghezza un fiume ingombro di giunche cinesi mobili, spinte nelle più varie direzioni – è così che si crea il senso del discorso poetico. Come itinerario, il senso non può essere ricostruito interrogando i barcaioli: non ti sapranno dire in quale modo e perché siamo saltati da una giunca all’altra.”

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