sabato 30 gennaio 2021

Aspettando la paura – Oğuz Atay

  


Unica opera tradotta in italiano (in attesa della pubblicazione di quel libro enorme che è Tutunamanlar) di un gigante della letteratura turca, capace di traghettare in un colpo solo le lettere ottomane verso il moderno e il postmoderno, Aspettando la paura non è una lettura semplice per via dei continui cambi di registro stilistici e per l'abilità dell'autore di giocare con le parole e con i pensieri dei personaggi.
Si tratta di una raccolta di racconti in pezzo scritti tra il 1972 e il 1973 e in parte successivi al 1974, piuttosto eterogenei per gli argomenti trattati ma caratterizzati da alcuni temi "forti" come la paura e la solitudine.
Paura non tanto di un pericolo concreto ma piuttosto di qualcosa che potrebbe accadere (simile al kavafisiano Aspettando i barbari), un'attesa che logora e mette alla prova la tenuta psicologica di personaggi che spesso sono soli, faticano a costruire contatti umani e si rifugiano nei loro pensieri risultando quasi dei folli perché diversi, non organici, sempre in bilico sul filo del surreale, del tragico e del grottesco.
Atmosfere che ricordano Kafka ma anche Camus, per la sensazione di straniamento che permea le pagine del libro e per il vuoto nel quale si muovono i protagonisti dei racconti, personaggi in cerca di un'identità, che faticano a capire quello che succede intorno a loro, che creano il tempo "attaccando l'una all'atra le parole".

"Collocavo le cose sullo stesso livello delle persone," – dice uno dei personaggi del racconto che da il titolo alla raccolta – "e tra quelle due entità e me stavano problemi che io soltanto conoscevo, difficili a conferirsi agli altri."

E ancora: "Tenevo celato me a me stesso; non assumevo alcun atteggiamento di mia spontanea iniziativa, non arrivando a collocarmi in una posizione."

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