Dando tempo al tempo
La memoria è materiale da maneggiare con attenzione e con Cronorifugio Gospodinov si dimostra all'altezza dei giganti che l'hanno preceduto, proponendoci un'interessante elaborazione del tema interpretata secondo i canoni del romanzo post-moderno, inserendo nella narrazione aspetti metaletterari, parti diaristiche, micro-racconti, disegni, riferimenti alla cultura pop e a quella "alta", il tutto espresso attraverso uno stile colloquiale e un perfetto equilibrio di ironia e malinconia che rappresentano il marchio di fabbrica dello scrittore bulgaro.
Gaustin, l'alter ego con cui l'autore ha già dialogato anche nelle opere precedenti, è una specie di ebreo errante, un Prometeo che cerca di strappare il velo del Tempo per ricreare il passato, e la sua idea di una clinica della memoria un ottimo stratagemma per parlare dei ricordi e riportare in superficie storie (poco importa se reali o inventate) che altrimenti sarebbero destinate all'oblio.
Una allegoria di un'epoca, la nostra, che sembra aver perso la memoria e per questo sembra rifugiarsi in un passato "di comodo": un rifugio sterile nel quale è bello accomodarsi per respirare ancora un po' i sapori dell'infanzia o quelli della giovinezza. Gospodinov, in un'ideale e sorprendente convergenza con Memoria della memoria di Marija Stepanova identifica perfettamente come la memoria sia un'arma a doppio taglio perché se non accompagnata dalla volontà di comprendere davvero il passato rischia di ridurlo a una palude nella quale la contemporaneità si rintana per non dover affrontare l'oggi e provare a costruire il domani.