sabato 31 dicembre 2022

Roberto Juarroz - poesie

  

Penso che in questo momento
nell’universo forse nessuno mi pensa,
e che io mi penso da solo,
e se adesso morissi,
nessuno mi penserebbe, nemmeno io.
E qui l’abisso comincia,
come quando prendo sonno.
Sono il mio solo sostegno, e mi detraggo.
Ricopro la vita d’assenza, la tappezzo tutta.
Chissà, sarà per questo
che a volte pensare ad un uomo
è come salvarlo.


Ognuno se ne va come può,
alcuni con il petto semiaperto,
altri con una mano sola,
alcuni con la carta d’identità in tasca,
altri con questa nell’anima,
alcuni con la luna attorcigliata nel sangue,
e altri senza sangue, né luna, né ricordi.
Ognuno se ne va, sebbene non possa,
alcuni con l’amore tra i denti,
altri mutando la propria pelle,
alcuni con la vita e la morte,
altri con la morte e la vita,
alcuni con la mano su quelle spalle,
altri sulle spalle di chissà che cosa.
Ognuno se ne va perché deve,
alcuni con chiunque albeggiando tra le ciglia,
altri senza aver mai visto nessuno,
alcuni dalla porta che dà o sembra dare sul cammino,
altri da una porta disegnata sulla parete o forse in aria,
alcuni senza aver mai iniziato a vivere,
altri senza aver mai iniziato a vivere.
Ma tutti se ne vanno con i piedi legati,
alcuni verso il cammino che hanno fatto,
altri verso quello che non hanno fatto,
tutti verso il cammino che non faranno mai.


Un giorno troverò una parola
che penetri il tuo corpo e ti fecondi,
e che si posi sul tuo seno
come una mano aperta e chiusa al tempo stesso.
Troverò una parola
che trattenga il tuo corpo e lo faccia girare,
che contenga il tuo corpo
e apra i tuoi occhi come un dio senza nubi
e che usi la tua saliva
e ti pieghi le gambe.
Tu forse non la sentirai
o forse non la capirai.
Non sarà necessario.
Vagherà dentro di te come una ruota
fino a percorrerti da un estremo all’altro,
donna mia e non mia
e non si fermerà nemmeno alla tua morte.

sabato 10 dicembre 2022

Punto di fuga – Mikhail Shishkin

  

La vita è antinomia.

L'epistolario, Pismovnik nel titolo originale, è un genere letterario ampiamente usato. In questo caso sono lettere d'amore che intercorrono tra Volodja, giovane scrittore arruolatosi come volontario nella rivolta dei Boxer del primo Novecento e Saška, l'innamorata che vive nella provincia russa. Sentimenti, progetti, sogni di felicità. ricordi ed esperienze di vita… nella corrispondenza tra i due ritroviamo tutto quanto ci si attende dalla narrativa di genere ma Shishkin ha la capacità di rivitalizzare una forma narrativa un po' consunta inserendo la trama all'interno di un raffinatissimo progetto nel quale adotta costruzioni della geometria descrittiva: prospettiva e punto di fuga (da qui il titolo dell'edizione italiana, per una volta migliore dell'originale) diventano così strumenti letterari attraverso i quali l'autore riesce ad imprimere profondità e vitalità a una storia che altrimenti correrebbe piatta, uguale a mille altre.
Punto di fuga è un gioiello di abilità formale nel quale però la tecnica sopraffina è sempre al servizio del messaggio che deve veicolare. Aprire lo spazio narrativo a vie di fuga che corrono in direzioni diverse e non coincidenti comporta però il rischio di amplificare le eventuali sbavature della trama e di perdere per strada il lettore, Shishkin invece governa con penna sicura il materiale che dispone sulla pagina: amore/morte, realtà/fantasia, presente/ricordo, superfluo/necessario… il romanzo è costellato da coppie di concetti che contrastano l'uno con l'altro e che indicano i punti lungo i quali corrono le linee della vita ( "Guarda, la prospettiva tiene insieme il mondo, come una corda appesa a un chiodo tiene un quadro. Se non fosse per quel chiodo e quella corda, il mondo cadrebbe a pezzi." E ancora "E all'improvviso ho distinto chiaramente le linee che collegano tutti gli oggetti a quel punto di fuga, come fili. O meglio, come elastici tesi allo stremo").
Vivere è inevitabile, le cose succedono, ma all'interno di questa cornice tutto è relativo, anche il tempo che corre a una velocità diversa per ogni persona ("il tempo siamo noi. Forse che il tempo esiste senza di noi?") e così anche le lettere che i due innamorati scrivono si perdono nel mare dell'asincronia risultando in realtà messaggi in bottiglia, missive scritte più a se stessi che all'altro. Ma anche la scrittura si proietta verso due punti di fuga divergenti e così si deve scrivere perché "solo le parole giustificano in qualche modo l'esistenza delle cose, anno un senso all'attimo, rendono reale l'irrealtà, mi rendono me stesso" ma contemporaneamente "le parole sono ingannatrici. Ti promettono di portarti in viaggio, poi se la svignano a vele spiegate, mentre tu rimani a terra. E soprattutto, il reale non sta in nessuna parola. Il reale ti ammutolisce. Tutto ciò che di importante accade nella vita è al di sopra del reale".
Mikhail Shishkin è il nome che aggiungo a quelli di Lobo Antunes, Cărtărescu, e Krasznahorkai nel mio gotha degli scrittori contemporanei.

giovedì 8 dicembre 2022