Un nuovo nome. Settologia VI-VII – Jon Fosse
(trad. Margherita Podestà Heir)
La nave di Teseo editore (I ed. 2021)
L'ultimo volume della Settologia è un lento approssimarsi alla fine.
Asle, che aveva dedicato la vita a dipingere per esorcizzare il dolore, senza però riuscire a eliminare davvero le immagini che gli facevano male ma solo a renderle più sbiadite e a farle parlare in maniera silenziosa, decide di abbandonare la pittura e convivere con la sofferenza perché ora aspira a scomparire nel vuoto e nel silenzio lasciando che le immagini che ha in testa si fondano in una sola che non può essere dipinta e che gli trasmette calma e pace, un'immagine interiore alla quale ha cercato di avvicinarsi negli anni in cui ha dipinto e che, come i sui quadri, resta inconclusa perché esprime una tensione verso un altrove indistinto.
Il dipinto come fusione di forma e contenuto che diventano spirito, immagine come anima e materia che unite insieme avvicinano l'uomo a Dio. Dio che è al tempo stesso lontano e vicino, "buio luminoso insito nel profonde dell'essere umano", "assenza che è presenza", un'unione degli opposti simile a quella che realizza l'Arte.
Asle, che ha dedicato la vita a dipingere per avvicinare quella luce dentro di sé e lentano da sé è Fosse stesso, che ha dedicato la vita a scrivere con il medesimo scopo, con la stessa fermezza nel perseguirlo e la stessa certezza di non poterlo raggiungere.
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