domenica 1 marzo 2009

Lo sguardo di un altro su di noi


Quando qualcuno ci tocca, ci trasformiamo in quel che abbiamo sempre voluto essere e forse un tempo siamo anche stati, ma l'abbiamo quasi completamente dimenticato. Abbiamo cominciato a far ordine, a sistemare, a preparare la partenza. La parola 'partenza' indica in effetti che c'era già una direzione.
[...] Quando qualcuno ci tocca, ci trasformiamo di nuovo in pionieri, in esploratori. Un nuovo mondo diventa possibile, perchè le mani di qualcuno ci passano sul petto, sulle guance, sul lobo dell'orecchio; siamo costretti a prestare ascolto - come al tintinnio remoto, al delicato mormorio di un prato estivo - al profondo di noi stessi, alle fonti del nostro corpo.
Questo è vero. Ma è vero anche che si viene disturbati!
Gli sguardi di un altro si concentrano su di noi, spostano e modificano le relazioni del nostro universo. Si diventa Qualcuno là dove prima si esisteva soltanto, come una vista, un fatto. Davanti agli sguardi di un altro si viene vestiti, classificati, inseriti in una gerarchia... Si è confinati. Quel che era aperto si chiude.

[G. Tunstrom: "La Vita Vera"]

sabato 28 febbraio 2009

Con che fiducia
posso confidare
ciò che mi preme
se a forza di pensarlo
di annientare lo spazio che separa
per convogliarmi
dentro un tempo uguale
io non lo trovo più
in nessuna parte
e questo stesso luogo
è un altro, disperso e sterminato
e anche essere qui adesso
mi è lontano.

[S. Bre: "Marmo"]

venerdì 27 febbraio 2009

I molti non colgono la vera natura delle cose in cui si imbattono, nè le conoscono dopo averle apprese, ma se ne costruiscono un'opinione.

[Eraclito: "Dell'Origine, fr. 86"]

mercoledì 25 febbraio 2009

Fili

Le praterie più ampie hanno recinti elettrici,
perché se i vecchi capi di bestiame sanno
che non devono sperdersi, i giovani vitelli
fiutano sempre acqua più pura
non qui ma dappertutto. Ciò che è al di là dei fili
li spinge a cozzare contro i fili

la cui violenza lacera i muscoli, non dà quartiere.
Da quel giorno i vitelli diventano bestie vecchie,
limiti elettrici ai loro più ampi sensi.

[P. Larkin: Fili]

sabato 21 febbraio 2009

Litoranea


Una macchina ferma dietro la curva.
Un uomo e una donna, le loro voci.
Le parole di lui, tagli nel silenzio.
Il riso di lei, profumo di fresco.

Comparse che recitano la vita, indifferenti al palco.
Pesci rossi che si corteggiano, ignari del vetro.

L'uomo ha una macchina fotografica
la donna è in posa
come statua davanti al mare.
Lui si avvicina e si allontana, cerca la messa a fuoco,
lei si aggiusta i capelli, lotta con il vento,
bella come Venere che esce dalle acque.
Fotografie,
una dietro l'altra.
Timbri sul passaporto
nodi al fazzoletto per non dimenticare.

Osservo non visto la scena:
l'uomo che sceglie la luce migliore, che regola l'esposizione,
che calcola il dettaglio e poi scatta un'altra foto.
L'uomo che rincorre la sua idea del mare,
farfalla che sfugge ogni volta
dalle maglie - troppo larghe - della rete.

Il vento di tramontana ha spazzato in un canto le nuvole,
il cielo si veste di un celeste sfacciato,
splendente come la tovaglia buona,
tirata fuori per l'occasione.

L'uomo e la donna passano,
e scattano foto.
Trofei, da esibire al ritorno,
domani, quando oggi sarà stato tanto tempo fa.

[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]