domenica 10 maggio 2009

Respiro

Quando li vedi
di' loro che io ci sono ancora,
che mi reggo su una gamba mentre l'altra sogna,
che solo così si può fare,

che le bugie che dico loro sono diverse
da quelle che dico a me stesso,
che con lo stare sia qui che oltre
mi sto facendo orizzonte,

che come il sole si leva e cala io conosco il mio posto,
che è il respiro a salvarmi, che persino le sillabe forzate del declino sono respiro,
che se il corpo è bara è anche madia di respiro,

che il respiro è uno specchio offuscato da parole,
che solo il respiro sopravvive al grido d'aiuto
quando penetra l'orecchio dell'estraneo
e permane ben oltre la scomparsa della parola,

che il respiro è di nuovo l'inizio, che da esso
si stacca ogni resistenza, come il significato si stacca
dalla vita, o il buio si stacca dalla luce,
che il respiro è ciò che do a loro quando mando saluti affettuosi.

[Mark Strand: "Il futuro non è più quello di una volta"]

sabato 9 maggio 2009

Davanti al mare, ancora.

Succede che un giorno alzi gli occhi e ti ritrovi davanti, ancora, il mare.
Sei dubbioso, non sai se succederà anche questa volta, se riuscirai a provare di nuovo quella sensazione che per quanto ti sforzi non riesci a dire. E' come quando assisti ad un gioco di prestigio che hai già visto mille e mille volte e del quale credi di aver capito il trucco.
E invece no. Invece accade di nuovo. Come sempre.
Succede che ti senti capito, senza doverti sforzare di spiegarti. E' una conversazione diversa dalle altre, che segue un canale sotterraneo, privato.
E' un misto di star bene e di star male, che è entrambe le cose e nessuna delle due.
E' un sentirsi alla stesso tempo protetto e compreso nel profondo ma anche lontano, troppo lontano da chiunque, troppo solo nel tuo sentire.
Un sentire che è dolce ed amaro insieme, che solo chi l'ha provato può comprendere e che solo chi l'ha provato è condannato a cercare per sempre.

[Lars W. Vencelowe: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]

domenica 26 aprile 2009

venerdì 24 aprile 2009

Campiglia

Una strada stretta fra le case, divisa a metà tra ombra e sole. Scalini di sasso, ciuffi d’erba del mezzo. Nell'aria il profumo del pranzo della Domenica, ricordi di altri pranzi, di altre Domeniche… Un pesco in fiore scaccia indietro l’inverno. Un uomo che sale, il ronzio di un’ape. Un contadino carezza un tralcio di vite. Il mare, là in fondo. La foschia del mattino ha cancellato la riga dell’orizzonte, cielo e mare si mescolano e le vele sembrano galleggiare nel vuoto come in un quadro di Chagall. Scendendo la strada si fa viottolo, e poi sentiero, i campi coltivati lasciano il posto a piane abbandonate. Due farfalle si corteggiano incrociando il volo, il fruscio di una lucertola, il frinire delle cicale. Voci di un mondo interrotto dalla mia presenza. Capisci che la strada che stai calpestando non deve condurti per forza da qualche parte, è lei, la strada, che importa. Come la percorri, quello che incontri durante.

[Lars W. Vencelowe: "Mater Mare"]