Dire
degli alberi che scodinzolano in rada
in
bilico tra la voglia di strappare il guinzaglio
per
rincorrersi ancora volta sull’azzurro del prato
e
il dubbio che l’ultima corsa sia stata quella trascorsa
è
dire di questi giorni sospesi
tra
sogni appassiti e cose da fare.
Giorni
di gente seduta ai tavolini dei bar
e
già un po’ lontana,
gente
che si guarda guardare
con
occhi che non vedono più.
Valigie
si chiudono
e
mani si separano
sotto
il sole stanco di giorni che sfuggono
e
che nessuno cerca di fermare,
che
non si può, o non si vuole,
che
è già tempo di andare.
Giorni
d’attesa,
di
persone in fila ad aspettare,
giorni
di cassetti vuoti
e
di pensieri antichi,
di
nuvole che passano incerte
e
di macchine che accendono i motori
e
partono
e
vanno via.
Il
prossimo anno, forse , torneranno.
[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]