mercoledì 15 febbraio 2012
domenica 12 febbraio 2012
Portare sacrifici agli dei
Passare
tra due ali di folla che ti si stringono intorno.
Provare imbarazzo
per essere l’unico attore sulla scena. Camminare a capo chino, per
non incrociare gli sguardi della gente. Sbirciare di soppiatto e
scoprire che i loro occhi ti sorridono, ti guardano compiaciuti.
Compiaciuti per il figliol prodigo che ha fatto ritorno a casa, per
la pecorella smarrita rientrata all'ovile.
Ricambi impacciato quei sorrisi, ti allacci sul viso un’espressione il più possibile
simile alla loro. Avanzi
con passo incerto sperando di arrivare presto, anche se
non sai dove stai andando. Ti sforzi di immaginare cosa pensano, cosa si aspettano che tu faccia.
Pensi che dovresti
mostrarti sereno, tranquillo. Ma anche un po’ contrito, dispiaciuto. Pensi che un’espressione così non ce l’hai
e che non sai se riuscirai ad apparire come loro si aspettano.
Hai
scelto per questo giorno il tuo vestito più grigio. Hai curato i
particolari, evitando di indossare qualcosa che ti possa mettere in evidenza. Lungo la strada alzi lo sguardo cercando un po’ di comprensione nei volti della folla ma non
riconosci nessuno, sembrano tutti uguali. Allora chiudi gli occhi e sogni di riaprirli quando sarà tutto finito. Anzi no, non
puoi più sognare, l'hai promesso.
Non
sai neppure perché ti trovi lì in mezzo, sai solo che sta
succedendo. Portare sacrifici agli dei, lo chiamano loro, e tu non
sei abituato a fare tante domande. Pensi che è giusto così, che in
fondo è cosa di un attimo e non dovresti neppure sentire molto
dolore. Pensi che in fondo quello che stai facendo è quello che
fanno tutti.
Passare
tra due ali di folla che ti si stringono intorno. Sembra che questa
strada non debba finire mai, sembra che quegli sguardi che si
infilano come frecce nelle tue carni non debbano cessare.
Ti fai
coraggio, ti dici che probabilmente il
traguardo è proprio dopo quelle persone là in fondo. Man
mano che avanzi prendi sicurezza, le tue gambe si fanno meno incerte,
i movimenti più sciolti. Adesso cammini a testa alta e pensi che lo scopo
di quello che stai facendo è proprio questo: sentirsi come gli
altri, sentirsi normale,
e provi un brivido mentre lo pensi. Cammini a testa alta e ti senti
forte e non ti fanno paura le occhiate della gente. Cammini a
testa alta e i loro sguardi indagatori ti scivolano addosso, come le
lacrime che ora ti segnano il viso.
[Lars W. Vencelowe: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]
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sabato 11 febbraio 2012
Don Delillo: Mao II
Un libro sul futuro che Delillo immagina (è del 1991) e che noi viviamo.
Un futuro che è delle masse e dell'immagine, dove le cose esistono solo se c'è una telecamera che le documenta. Un futuro mcluhaniano, di folle senza identità (le seicentocinquanta coppie di sposi dello Yankee Stadium, la strage dell'Heysel, i funerali di Khomeini, la rivolta di piazza Tienanmen) che scorrono attraverso le pagine come fotogrammi di un video: realtà che ha bisogno dell'immagine per essere sostanziata. Un mondo dove ciò che conta è l'immagine dello scrittore, non quello che scrive. Un mondo dove anche la vita o la morte di un ostaggio sono meno importanti della risonanza mediatica dell'evento.
Sullo sfondo di una New York che sembra Beirut, ognuno dei personaggi cerca di uscire dall'angolo costruendosi la sua realtà. "Ciò che abbiamo di fronte a noi rappresenta una cosa." - scrive Delillo - "Il modo in cui l'analizziamo, la descriviamo e la codifichiamo è qualcosa di completamente diverso." E così la fotografa Brita cerca di cogliere la realtà nei soggetti dei suoi scatti, Scott compilando liste delle cose da fare, per darsi un ordine e un senso di pulizia, Karen incontrando gli altri, "sentendo" le loro sofferenze, entrando ed uscendo dal mondo degli oggetti e Bill, lo scrittore protagonista del romanzo, nella prima parte rimanendo nascosto nel suo rifugio per riscrivere all'infinito un libro già terminato pur di non confrontarsi con una realtà (quella dell'immagine) nella quale non si riconosce e nella seconda decidendosi a scendere nel mondo degli altri per provare a comprenderlo senza filtrarlo attraverso la scrittura.
[Don Delillo: "Mao II"]
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venerdì 10 febbraio 2012
domenica 5 febbraio 2012
Primo Gennaio
Scivola
silenziosa sull'acqua immobile
una
barca che passa - lontano
sfiora
i flutti, suscita sogni,
si
lascia alle spalle scie di spuma bianca.
Velo
di sposa che striscia verso l’altare,
strappo
nella carne che il mare ricuce.
Sono
la barca che esce dall'ombra,
figliol
prodigo che torna alla casa paterna.
Allento
le cime, poi spiego le vele,
annuso
l'aria e tendo le orecchie
attratto
dall'incanto delle mie sirene.
Non
importa che nulla accada,
finché
posso immaginare che tutto accadrà.
[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]
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