domenica 5 agosto 2012

Davanti alla siepe


Il sentiero che termina in uno spiazzo,
la siepe e sotto il mare.

Un pomeriggio al rallentatore
che non si decide a morire
e un sole pallido che indugia
carezzando le scaglie
del drago d’argento.

Il vecchio giorno
abbandona lento la scena
mentre io assisto all'ultimo atto
in piedi davanti alla siepe

appoggiato ai miei sogni
attento a non cadere.

[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]

sabato 4 agosto 2012

Tintarella di luna

L'azzurrognolo pallido
volto della casa
si alza su di me
come una parete di ghiaccio


e il remoto, 
solitario
verso di un gufo
vola verso di me.


Socchiudo gli occhi.


Sull'umida
oscurità del giardino
fiori oscillano
avanti e indietro
come palloncini.


Gli alberi solenni, 
ciascuno sepolto
in una nuvola di foglie, 
paiono persi nel sonno.


E' tardi.
Sdraiato sull'erba
a fumare,
mi sento a mio agio,
fingo che la fine
sarà così.


La luce della luna
mi cade sulla carne.
La brezza
è un bracciale al polso.


Vado alla deriva.
Rabbrividisco.
So che presto
arriverà il giorno
a lavare via la macchia
bianca della luna,


e che io camminerò
sotto il sole del mattino
invisibile
come chiunque altro.


[Mark Strand: "Motivi per muoverci"]

domenica 29 luglio 2012

Aprile e Silenzio

La primavera giace deserta.
Scuro come velluto il fossato
si snoda al mio fianco
senza immagini riflesse.

Soli a splendere 
sono dei fiori gialli.

Mi porta la mia ombra,
come la sua nera custodia
un violino.

La sola cosa che voglio dire
brilla fuori dalla ma portata
come l'argento
del banco dei pegni.

[Tomas Tranströmer: "Poesia dal silenzio"]

domenica 22 luglio 2012

Soliloquio della solipsista (S. Plath)


Io?
Io cammino sola;
la strada a mezzanotte
si srotola dai miei piedi;
quando chiudo gli occhi
queste case sognanti non sono più;
è per un mio capriccio
che la celeste cipolla della luna sta sospesa
sopra i tetti.

Io
se mi allontano faccio rimpicciolire
le case e riduco gli alberi;
al laccio del mio sguardo
ballonzola la gente-marionetta
che, ignara di scemare,
ride, si bacia, si ubriaca,
e non sa che solo batto ciglio
è morta.

Io,
se di umore lieto,
do all'erba il suo verde,
blasono il cielo d'azzurro e al sole
dono l'oro;
ma nei miei umori più invernali, detengo
il potere assoluto
di boicottare il colore e di proibire ai fiori
l'esistenza.

Io
so che tu appari
vivido al mio fianco,
e neghi d'esser nato dalla mia testa,
e sostieni che il fuoco
dell'amore che senti prova vera la carne,
ma è lampante,
mio caro, che tutta la tua bellezza e l'ingegno sono un dono mio.

[Sylvia Plath: "Opere"]