"Un
tentativo di uscire dagli ambiti del romanzo tradizionale."
"Mio caro, mio amato. Non
scrivermi d'amore. Non devi. […] Io non ti amo e non ti amerò."
Così si rivolge Alja a Viktor Šklovskij
nella Lettera terza di questo libro e lo scrittore russo emigrato a Berlino la
prende in parola costruendo con Zoo
(il riferimento è a quartiere della capitale tedesca dove vivevano gli
espatriati russi) uno strano gioco letterario in cui si impegna a scrivere di
tutto tranne che d'amore, se non fosse che in realtà ogni argomento trattato
sottende in maniera più o meno esplicita il sentimento che l'autore prova per
la donna.
Un non-romanzo ricco di metafore,
uno zibaldone di pensieri in forma di lettere all'amata. Šklovskij veste con
l'ironia il dolore dal quale nasce la sua ispirazione, con un procedimento
simile a quello che Cervantes ha riservato a Don Chisciotte utilizzando l'eroe
parodistico "non solo per il compimento di imprese caricaturali, ma anche
per pronunciare discorsi saggi". E come se non bastasse ad ingarbugliare
una matassa già sufficientemente intricata, proprio nell'ultima delle Lettere
che compongono il libro l'autore compie un'imprevista giravolta dichiarando che
in realtà il tema dell'amore è solo una metafora perché Zoo è "un libro sull'incomprensione, su persone estranee, su
una terra straniera. Voglio tornare in Russia."
In realtà che l'amore per Alja sia
il fuoco che incendia quest'opera è evidente, così come è evidente che un altro
amore, quello di Šklovskij per la Letteratura, sia la seconda fiamma che
alimenta il braciere della sua ispirazione.
Da questo punto di vista,
emblematica è la Lettera quarta, nella quale l'autore dichiara di voler palare
del tempo e poi, passando dal suo amore per Chlebnikov arriva a parlare
dell'"amaro calice dell'amore che è come i chiodi con i quali ci
crocifiggono".
Amore e Letteratura riuniti quindi
in un abbraccio nel quale finiscono per confondersi, e non poteva essere
altrimenti, considerando che "tutta la letteratura russa è consacrata agli
insuccessi amorosi" (Lettera quattordicesima dell'edizione del 1924).
Belyj, Pasternak, Chagall, Il'ja
Erenburg… diversi ed interessanti sono i bozzetti di grandi artisti che
ritroviamo tra le pagine di Zoo, così come le riflessioni sul ruolo
dello scrittore, sulla "necessità della forma letteraria", sul
bisogno dell'artista di essere libero e di realizzare qualcosa di nuovo.
"Il caso più
interessante" – scrive nella Lettera ventiduesima – " è costituito
dal libro che sto scrivendo ora. Si chiama Zoo,
lettere non d'amore o La Terza Eloisa;
qui i singoli momenti sono uniti; infatti tutto è collegato dalla storia
d'amore di un uomo per una donna. Questo libro è un tentativo di uscire dagli
ambiti del romanzo tradizionale."
Links
https://www.enotes.com/topics/zoo-viktor-shklovsky