La
Dea delle piccole cose
Uhart è un altro dei segreti
meglio custoditi della letteratura sudamericana.
Scrittrice poco nota all'estero ma
il cui talento è ampiamente riconosciuto in patria (Fogwill la definì la
miglior scrittrice argentina), la narratrice di Moreno si caratterizza in
quest'opera per uno stile lineare, "pulito", che parte dalle piccole
cose per scendere in profondità e mostrare le crepe nascoste nella
quotidianità. Semplicità sembra essere la sua parola d'ordine, con la scelta di
non drammatizza le situazioni per rappresentarle invece come sono, di
privilegiare l'ordinario rispetto allo straordinario, guardando ed ascoltando
cose e persone come farebbe un bambino ma riferendone con la capacità
introspettiva di un adulto.
L'occhio è quello di un cronista
che osserva e descrive la realtà senza lasciarsi andare ad un'eccessiva
partecipazione emotiva, il gusto dell'oralità ricorda le Acqueforti di Roberto Arlt, con i personaggi che sono identificati
non tanto dal loro aspetto quanto dai comportamenti e da come parlano. Al
centro di Traslochi c'è la
trasformazione della società argentina, il passaggio dalla campagna alla città,
i contrasti generazionali, le tradizioni familiari e la voglia di novità, a cui
si aggiunge un'acuta descrizione di caratteri (soprattutto femminili).
"Di semplicità in
semplicità" – scrive Haroldo Conti a proposito di Uhart – "si penetra
in profondità e labirinti dove si può avanzare solo se si partecipa della magia
di questo nuovo mondo. (Uhart) non
illumina né completa una realtà conosciuta. Rivela, o meglio, è lei stessa una
realtà unica, diversa."
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