Romanzo di una tra le voci più
interessanti della narrativa brasiliana contemporanea, già premio Machado de
Assis 2001, Come tanti cavalli è un testo
sperimentale con il quale Ruffato immagina un giorno qualunque nella vita della
metropoli di San Paolo.
Lo fa attraverso sessantanove
micro-storie non collegate tra loro, che alternano grassetto e corsivo al
carattere normale, cambiando a volte anche il font di scrittura e raccontano
altrettanti episodi della quotidianità inframezzati da volantini, elenchi,
annunci di incontri, lettere, un certificato di battesimo…
Ruffato si propone di fotografare
la realtà e la sua abilità consiste nel riuscire a rappresentarla in maniera
fedele e attraverso una scrittura sicura e capace, modificando lo stile in base
al personaggio a cui deve dar voce e interrompendo il parlato con i pensieri
che vi si sovrappongono per cercare di essere il più aderente possibile a quello
che accade nella vita vera.
Con un meccanismo per certi versi
simile alle Acqueforti di Buenos Aires
di Roberto Arlt, l'autore realizza un collage di frammenti che rappresentano il
tessuto sociale quanto mai eterogeneo di una città dominata da violenza,
degrado e confusione. Gli uomini e le donne raccontati da Ruffato sono persone
senza morale e senza prospettive e per la maggior parte di loro la
sopravvivenza giornaliera sembra essere l'unica preoccupazione. L'etica è una
parola vuota, o perché subordinata al soddisfacimento dei bisogni primari (ed è
il caso dei più poveri) o perché già da tempo sacrificata sull'altare del dio
denaro (ed è il caso dei ricchi).
Pregi e difetti del libro sembrano
connaturati alla forma stessa dei micro-racconti che "arrivano" con
facilità al lettore ma scivolano via altrettanto rapidamente per
l'impossibilità di approfondire i caratteri dei protagonisti. Risulta comunque
perfettamente centrato l'obiettivo di Ruffato di realizzare un ritratto fedele di
San Paolo da dentro.