Giardino,
cenere è il miglior libro dell'Europa
postbellica per I. Brodskij e il secondo volume di una trilogia ideale che
comprende Dolori precoci e Clessidra, «tre sguardi – si legge in Homo poeticus – tre approcci alla stessa
realtà, al centro della quale si trova Eduard Sam, E.S., lo scomparso, figura
centrale di un mondo anch'esso scomparso. Il mondo dell'Europa centrale.»Un romanzo dal sapore proustiano
ma anche schulziano, una narrazione lirica dell'infanzia nella quale realtà e illusione
si mescolano nella dimensione letteraria e trovano voce nel racconto del
piccolo Andreas Sam che ci parla della sua famiglia e soprattutto del suo
strano padre e della sua opera ancora più strana, un "Orario delle
comunicazioni tramviarie, navali, ferroviarie e aeree, un libro-mondo in
continua trasformazione («Era una Bibbia sacrale, apocrifa, nella quale si
rinnovava il miracolo della Genesi, ma nella quale erano corrette tutte le
ingiustizie divine e l’impotenza dell’uomo»).
Eduard Sam incarna la figura
dell'ebreo errante, un fallito che spinge la famiglia a seguirlo nelle sue
peregrinazioni, un pazzo che vive in un
delirio di idee assurde e sogni irrealizzabili, votato a «un'indefinita rivolta
contro la società e l'ordine del mondo», un uomo convinto che il suo ruolo sia
quello di adempiere al proprio destino in modo da realizzare così il proprio
personale riscatto e anche quello di riscattare attraverso il suo sacrificio
l'intera umanità.
Kiš ci restituisce alla
perfezione il punto di vista del ragazzino, lo stupore e la curiosità dei suoi
occhi che guardano e interpretano la realtà e lo fa attraverso un linguaggio
dai toni soffusi, ricco di descrizioni, particolari e sensazioni. È una prosa
lirica che esprime alla perfezione la malinconia per il trascorrere inesorabile
del tempo, per un'epoca – quella dell'infanzia – dalla quale il protagonista
sta per uscire ma anche per un mondo che volge al declino.
Giardino,
cenere è un libro sulla mitologia infantile e
sul mistero del tempo di rara eleganza formale ma anche un'opera ricca di
contenuti e riflessioni di indubbio spessore.
«Ci sono uomini» continuò mio
padre «che sono nati per fare l’infelicità propria e altrui, vittime
di macchinazioni celesti che non possiamo comprendere, cavie della
meccanica celeste, ribelli ai quali è assegnata la parte di ribelli, ma che
sono nati, per la crudele logica della commedia celeste, con le ali
tagliate. Titani senza la forza dei titani, piccoli titanucci
gracili che di grande hanno ricevuto solo una dose eccessiva di
sensibilità nella quale la loro futile forza si scioglie come in alcol.
Essi seguono la loro stella, la loro sensibilità malata, portati da
progetti e da propositi titanici, e si infrangono come onde sugli scogli
della banalità quotidiana. Ma la cosa più crudele riservata loro è la
lucidità, la coscienza dei propri limiti, la dolorosa facoltà di distanziarsi.
Io vedo me stesso nella parte impostami dai cieli e dal destino,
consapevole di essa ad ogni istante, ma al tempo stesso assolutamente
incapace di oppormi ad essa con la forza della logica e della volontà... Per
fortuna, come ho detto, questa mia parte volge al termine...»