Il Giudizio Universale.
Romanzo difficile da approcciare. Sin da subito si ha l'impressione di infilarsi in un ginepraio e di perdere l'orientamento, al punto che dopo le prime ottanta pagine sono dovuto tornare all'inizio per cercare di ricostruire pazientemente la trama, provando ad entrare in sintonia con la penna di Shishkin.
Si parte con un'arringa di tribunale che mette in dubbio i concetti di colpa, giustizia e verità e che costituisce il tema narrativo principale del romanzo, ma che subito si complica coinvolgendo il pantheon delle divinità slave in una specie di teoria della creazione attualizzata alla scopo di individuare il senso della vita. Di qui in poi la trama esplode, si frammenta in salti temporali e cambi di prospettiva, con la voce narrante che cambia nome lasciandoci nel dubbio se sia sempre la solita. Si alternano citazioni e riferimenti colti, personaggi mitologici, storici e di fantasia, la trama risulta spezzettata in una serie di episodi, descrizioni che a volte rimangono in sospeso e a volte sono riprese da un altro punto di vista. La presa di Izmail è una matassa di fili colorati, orchestrata con una pluralità di registri e stili in un'interpretazione personale del post-moderno dove la disgregazione della struttura narrativa sembra aprire nuove vie alla forma romanzo.
A Shishkin non interessa spiegare e nemmeno dare continuità alla storia, si limita a fornirci i materiali su quali riflettere, mostrandoci una teoria di situazioni alle quali i personaggi del romanzo provano ad attribuire un significato, cercando colpevoli per morti e sofferenze che risultano tanto inutili quanto inevitabili.
Cos'è la giustizia? E cos'è la verità? Impossibile da dire, soprattutto quando la realtà del sogno finisce per confondersi con quella della vita. Siamo in un territorio strano, dominato da uno straniamento esistenziale venato da un'ironia amara. Tutto è instabile, provvisorio, mutevole, al punto che il solo appiglio per questo viaggio dentro la coscienza (individuale e collettiva) sembra essere la scrittura. Unico porto franco diventa, forse, quello dell'immaginazione con la quale è possibile disegnare un mondo che soddisfi le nostre regole, quelle stesse regole che nella vita vera diventano inapplicabili perché la realtà è fatta di interpretazioni, punti di vista e la verità una chimera che continua a farsi beffe dell'uomo.
La presa di Izmail è un lungo processo alla Russia, per non dire all'umanità tutta.
«è proprio quella la grandezza della letteratura che si rispetti: non solo svelarci ciò che non esiste, ma anche ciò che non potremmo arrivar a concepire.»
[Augustin Fernández Mallo: Teoria della guerra]