domenica 29 marzo 2009

da La mia candela brucia. Contorni di una nuova poetica

Una poesia deve svilupparsi nel campo di alta tensione fra una teoria e un canto. Ma non, alla maniera di molti semiologi autori di poesia, come una via di mezzo fra canto e teoria, piuttosto come la specifica prassi linguistica che sviluppa il rapporto stesso fra le due cose. [...]
Una poesia che non canta non è poetica, ma un testo poetico che non è cosciente di essere tale non è una poesia. [...]
La poesia nasce dalla tensione fra troppo-senso e quasi-nessun-senso. Troppo senso perchè possa essere espresso, troppa espressione perchè dia senso. [...]
Poiché la poesia si verifica dunque in quanto rapporto fra il senso e la mancanza di senso, fra la teoria e il canto, ciò implica che essa rappresenta il campo in cui è reso visibile il loro reciproco annientamento. Proprio per questo è un pericolo mortale sia per il canto sia per la teoria, ma allo stesso tempo è una grande sfida per entrambe le forme, ciascuna di per sé unica - ma inferiori nel loro reciproco dualismo corpo/anima - superato solo nel supremo metacampo della poesia, che non è possibile ridurre a senso o a mancanza di senso. E in questo risiede il suo significato.

[S.U. Thomsen: "Vivo"]

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