domenica 6 settembre 2009

Poesia inconclusa


Io che non credo più in quel che scrivo
che mento quando evidenzio sfumature
in quel che davvero importa, io, ai venti e più anni
della mia vita, a Oviedo, dichiaro
che hanno ragione le cose che fuggono,
il fumo di sigaretta, l'aria che respiro,
la vita che sfugge dalle mie mani
come acqua in una cesta.
Io, che questa notte ho freddo
e là scorgo lontana, appartata,
la luce di una finestra di chi non mi aspetta,
io, che feci tutto quello che volli
e feci tutto quello che non ho voluto,
io ho come destino l'incertezza
e come passato la nostalgia
di ciò che non ho vissuto.

In silenzio ho pensato al silenzio.
Il silenzio incerto e pensoso, crudele
quando qualcuno aspetta una mia parola
(io non penso a niente, guardo il soffitto, mi assopisco
e sogno impossibili vite che sottintendo).

In silenzio ho pensato a te, e anche
a te, vita mia, perché ti perdo e canto
quel che speravo di aver e non ho.
Io conosco la luce di una finestra, di notte,
e l'essere coperto da quella luce
dolce e bionda come la luce del sole sul grano.
Io conosco la vigliaccheria degli anni
e il piede che inciampa nei tappeti
e l'essere inopportuno, fuori tempo, che entra in me
e non vuol più uscire. Io, Xuan Bello,
che ho trascorso la vita a leggere libri,
che volli vivere da questo lato dello specchio
(qui non c'era più vita),
io che conosco il mare attraverso quel che ho scritto
e la luce del giorno attraverso quel che altri hanno scritto,
fui felice e fui infelice, mi amarono e amai
con un amore che intreccia sguardi e concetti.

Passeggio per la strada e guardo i volti della gente.
Di mattina, nei piccoli negozi di Pumarìn
(dove si scambia la conversazione al cinque per cento)
parlai cortese, educato, e chiesi alla vita che non dolesse.
Ma il pomeriggio entrò al galoppo e passarono anni,
il pomeriggio entrò al galoppo nella mia vita
come un cavallo vecchio che corre per non fermarsi,
il pomeriggio venne con le luci grigie e senza pioviggine.
Il pomeriggio ha portato solitudine, vecchi versi riletti
con passione ormai simulata. Ammuffiti versi vecchi che qui ripeto
fingendo passione, fingendo amore, fingendo di essere queste parole che pronuncio.

Ci furono barche che vidi nel porto e in cui mai mi imbarcai.
Ci furono deserti che percorsi, sulle mappe, con il dito.
Ci furono donne che amai, di un amore muto,
e che proseguirono oltre, senza vedermi.

[Xuan Bello]

2 commenti:

gugl ha detto...

metterò il link del tuo blog nel mio, ti va bene?

Lars W. Vencelowe ha detto...

Ti rngrazio. Ciao.