sabato 26 maggio 2012

1 OTTOBRE 1970



1 Ottobre 1970, primo giorno di scuola. Ed io sbagliavo classe.
Un caso? Sicuramente. Ma forse anche un segno per dire: io sono così.
Così come? Così. Diverso. Che sia vero o no non ha alcuna importanza. Quello che importa è che mi sento diverso, e tanto basta. 
Sono quello che sento, non quello che gli altri cercano di convincermi che io sia, questo è il punto.
E non è bello sentirsi diversi. Ci si sente a disagio.
La diversità è un fardello pesante da portare, è merce che va trattata con delicatezza, perché diversità fa rima con fragilità. 
La diversità non puoi comunicarla a parole, e del resto sarebbe fatica inutile: solo un altro animo simile può riconoscerla.
La diversità è solitudine. Non ha senso esibirla, anzi. La si coltiva nel proprio cuore e la si nasconde a chi non capirebbe.
E così ho fatto. Ho cercato di stare nel gruppo, di confondermi, di annullarmi nella massa, di rendermi invisibile. Ho cercato di essere quello in fondo nelle foto, quello dietro a tutti. Ho giocato a mascherarmi, a fingere di essere come gli altri. Fino a quando? Per sempre, credo.
Mi sento irredimibile, condannato da me stesso ad una doppia vita: anonima quando sono tra la gente ed immaginifica quando sono nel mio mondo. E’ un modo di vivere un po’ complicato, ma che per ora funziona.
Ad una sola cosa devo stare attento, a non mescolare mai i due mondi. Temo che potrebbero saltare tutti gli equilibri che mi sono faticosamente costruito.

[Lars W. Vencelowe: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]

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