domenica 24 novembre 2013

Piccoli errori...


Ecco, voglio dirti...
Ci siamo sbagliati.
Vedi a cosa ci ha portato il nostro errore...
Noi due dobbiamo chiedere che ci perdoni.
Dammi da fumare.
Ma perché ormai pentirsi! Questo fatto non lo redimi con nessun pentimento.
Ecco cosa ti volevo dire.
Punto primo.
Ora il secondo.
Noi non capivamo la libertà.
Noi l'abbiamo schiacciata.
Neanche Marx le ha dato il giusto valore: la libertà è il fondamento, il senso, la base della base.
Senza libertà non c'è rivoluzione proletaria.
Ecco il secondo punto, ed ora ascolta il terzo.
Noi attraversiamo il lager, la taiga, ma la nostra fede è più forte di tutto.
E tuttavia questa non è forza, bensì debolezza, autoconservazione.
Là, oltre la rete di ferro, l'autoconservazione ordina alla gente di trasformarsi per non soccombere, per non finire in lager, e i comunisti hanno creato un idolo, hanno indossato spalline, divise, fanno professione di nazionalismo, hanno divise, fanno professione di nazionalismo, hanno alzato la mano sulla classe lavoratrice, sicuramente arriveranno alle Centurie nere...
Ma qui, nel lager, lo stesso istinto ordina loro di non cambiare: se non vuoi infilarti il cappotto di legno, non devi cambiarti nemmeno in decenni di lager...
Due facce della stessa medaglia...
Smettila! gridò Abarciuk e alzò il pugno stretto sul viso di Magar.
Ti hanno piegato! Non hai retto! Quello che hai detto è menzogna, delirio.
Piacerebbe anche a me crederlo, ma non è così, non deliro affatto.
Ti chiedo di nuovo di seguirmi.
Come vent'anni fa.
E se non possiamo vivere da rivoluzionari, allora tanto vale morire; così non si può comunque vivere.
Basta! Perdonami, me ne rendo conto, devo somigliare a una vecchia sgualdrina che piange sulla perduta verginità.
Ma ti dico: pensaci! E perdonami, caro, perdonami...

[Vasilij Semënovič Grossman: "Vita e Destino"]

Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza.
Johann Wolfgang Goethe

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