sabato 7 febbraio 2015

della folle aspirazione a fermare l'istante


Conosci quell'istante del crepuscolo estivo 
dentro la stanza chiusa; un tenue riflesso rosa 
obliquo sull'assito del soffitto; e la poesia 
incompiuta sul tavolo – due versi in tutto, 
promessa inadempiuta di un meraviglioso viaggio, 
d’una certa libertà, d’una certa autosufficienza, 
d’una certa (relativa, beninteso) immortalità. 

Fuori, per strada, di già l’invocazione della notte, 
le ombre leggere di dèi, uomini, biciclette, 
quando si svuotano i cantieri, e i giovani operai 
coi loro attrezzi, coi floridi capelli fradici, 
con qualche spruzzo di calce sugli abiti consunti, 
svaniscono nell'apoteosi dei vapori vespertini. 

 Otto colpi decisivi del pendolo, in cima alla scala, 
per tutta la lunghezza del corridoio – colpi inesorabili 
d’un martello imperioso, nascosto dietro il cristallo 
ombrato; e simultaneamente il rumore secolare 
di quelle chiavi che non è mai riuscito a stabilire 
con precisione se aprano o chiudano.

[Ghiannis Ritsos: 12 poesie per Kavafis - in "Poeti greci del Novecento"]

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