Un grande futuro dietro le
spalle?
Alle volte ho l'impressione
che la facilità di scrittura di certi autori (nordamericani, soprattutto)
rappresenti più un freno che uno stimolo a fare di più.
Eggers è uno scrittore
originale e curioso, che in questo libro ha deciso di fare il punto della
situazione: dove siamo, perché non siamo arrivati dove volevamo, cosa è andato
storto? Roba grossa, materiale su cui si potrebbe riflettere a lungo, con la
certezza di approdare a risposte sostenute da argomentazioni solide ma che
probabilmente finirebbero per andare in direzioni diverse. Nulla di male, la
complessità dell’argomento è tanta manna per uno scrittore che nell’abbondanza è
libero di scegliere dove intingere la penna e dove sorvolare; questo non è un
saggio ma un’opera narrativa, qui non ci interessa tanto la teoria o la
costruzione di modelli quanto il ragionamento, il percorso, lo sviluppo della
trama e dei personaggi.
Ottimo l’argomento quindi, e
ottima ed originale anche la scelta della forma. I vostri padri è un romanzo fatto di soli dialoghi, Thomas, il
protagonista, vuole delle risposte dalla società, dagli altri, e per averle non
esita a rapire diverse persone per costringerle a parlare con lui, per capire
perché ad un certo punto della sua vita si è guardato intorno e non ha trovato
più nessuno. Lui ha sempre creduto in quello che gli raccontavano, nelle spiegazioni,
nelle motivazioni e nelle promesse che via via gli sono state proposte… e
allora perché si è ritrovato da solo? Perché gli altri non sono più accanto a
lui? Perché non fanno quello che dicono? Cosa ne è stato, per riassumerla in
una frase, del sogno americano?
«Ho qui un
astronauta che ha fatto tutto quello che gli era stato detto di fare e questo
non l’ha portato da nessuna parte. È solo un esempio. Arriva al massimo nel suo
campo e gli rifilano un calcio in culo. Dall’altra parte della scala c’è Don,
che voleva essere lasciato in pace, che era confuso, e il prezzo per essere una
persona confusa in questo mondo sono diciassette pallottole ricevute nel
giardino di casa tua.»
Il problema, secondo me, è
che l’autore dispone molto bene le carte sul tavolo ma poi non sviluppa il
gioco, si accontenta di quello che ha abbozzato senza voler andare oltre. Peccato,
perché Thomas è un personaggio interessante, con un sacco di sfaccettature che
avrebbero meritato di essere approfondite; potenzialmente vedo il lui l’antieroe
del romanzo del nuovo millennio (ok, magari esagero un po’…), eppure Eggers sembra
non accorgersene o non essere interessato alla possibilità di scrivere il grande
romanzo. Si ferma sulla soglia, e quando scrive:
“Etichettiamo
tutto alla velocità della luce, senza appello, tanto che non troviamo più
spazio per le sfumature”
ecco, ho l’impressione che
in questo libro lui abbia fatto lo stesso.
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