Rayuela è un romanzo sperimentale sospeso tra Francia ed
Argentina, tra surrealismo (e patafisica) e tradizione. Rayuela è un mandala, Rayuela
è un gioco. Rayuela è una bomba
piazzata nel bel mezzo dei romanzo che lo fa esplodere in mille pezzi; parole
che schizzano da tutte le parti imbrattando i muri della storia e che noi ci
affanniamo a rincorrere e poi raccogliere per provare a incollarle di nuovo
insieme in modo da ricostruire un discorso che abbia un senso, per riallacciare
i fili di una trama che abbia una logica che ci tranquillizzi. E mentre noi ci
sforziamo di ricostruire il puzzle, ecco che da una parte c'è lui, Cortázar, il
bombarolo, che ci guarda e sorride, perché non abbiamo capito che le parole
devono restare lì dove sono finite, confuse e confondenti, perché quello è il
loro scopo.
Attenzione, però. L'intento
dell'autore non è quello di divertire o stupire il lettore annoiato dalla
lettura di tanti libri sempre uguali, qui ci viene richiesto di passare da un
ruolo passivo ad uno attivo, cercando nella trama un percorso di lettura
personale, ricostruendo a partire da Rayuela
un altro libro che sia solo nostro. E
allora possiamo dire che questo libro è il tentativo di Cortázar di negare una
realtà unica per andare alla ricerca di altre realtà, di percorrere contemporaneamente
tutte le strade possibili, senza fermarsi né al disordine della Maga, né alla
ricerca dell'ordine perfetto di Horacio; Rayuela
vuole raccontare il divenire, il movimento, il passaggio da qualcosa a
qualcos'altro, rappresenta lo sforzo dell'uomo che consapevole di essere
imperfetto cerca di trascendere se stesso senza sapere però quale direzione
prendere, e allora inventa, genera, e la sua verità diventa quella
dell'invenzione.
Sovvertire l'ordine esistente,
questo è ciò che importa, rompere gli schemi, i dogmi che limitano il nostro
orizzonte. Anche il linguaggio deve essere superato, non tanto le parole quanto
le regole che le tengono assieme, con Rayeuela
l'obbiettivo diventa quello di incamminarsi in una direzione nuova, una strada
che non ha una meta definita ma che vale la pena di essere percorsa perché
rappresenta il cambiamento, il viaggio verso il nuovo.
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