Viaggio
al termine della notte
La guerra come spartiacque dell'esistenza dell'autore/protagonista e che separa un prima, quello della giovinezza e dell'innocenza, da un dopo che è consapevolezza del male.
In
culo al mondo è l'elaborazione di
questa esperienza: un lungo monologo in forma di dialogo con una lei che rimane
silenziosa, il ripercorrere contorto le tappe della vita secondo lo schema tipico
della narrazione di Lobo Antunes, fatto di sovrapposizione dei piani
temporo/spaziali e cambi di voce narrante. Rispetto alle opere successive
dell'autore portoghese qui c'è in più un uso ridondante della metafora e una
prosa nella quale la frase mantiene ancora (almeno parzialmente) la sua articolazione.
Prosa, al solito, baroccheggiante: la trama non si sviluppa secondo lo schema
classico ma per sovrapposizione di immagini, pensieri, ricordi, allegorie… e le
frasi lunghe incalzano il lettore con il loro ritmo vertiginoso, lasciandolo
quasi senza fiato all'arrivo del punto.
A dirla così, In culo al mondo sembrerebbe un'opera fatta di molto mestiere e in
parte è vero. Ma non c'è solo quello, perché la scrittura ricca, ricchissima,
con la quale Lobo Antunes veste il romanzo nulla toglie all'onestà del pensiero
dell'autore. Questo è uno di quei libri dolorosi e necessari che parlano
dell'uomo, un viaggio al termine della notte e dentro la memoria. Un libro
vero, un grande libro di un grande scrittore.
Nessun commento:
Posta un commento