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dal fronte
Episodi della guerra
sovietico-polacca del 1919-21, raccontati da un cronista d'eccezione, il
ventiseienne Isaak Babel' aggregato all'armata a cavallo cosacca.
Storie crude, che non coinvolgono
personaggi di primo piano e non parlano dell'andamento dei combattimenti ma che
sono focalizzate su episodi minori, piccoli drammi privati, su vittime e
carnefici senza nome o i cui nomi non hanno alcuna importanza per la Storia.
La voce di Babel' sembra risentire
dell'influsso di correnti letterarie diverse, perché se il tratto
stilisticamente dominante di questi racconti è il realismo, caratterizzato da
una scrittura votata all'esposizione nuda dei fatti per cui i racconti dell'Armata a cavallo ci appaiono come resoconti
di stampo quasi giornalistico/autobiografico con il tentativo di caratterizzare
i personaggi anche in base al loro lessico, non mancano però momenti in cui questo
realismo si scontra con la ricchezza del mondo interiore dell'autore e allora il
tono sembra diventare quasi lirico, non lontano da un 'ornamentalismo' che
ricorda il Pil'njak de L'anno nudo (senza
trascurare certe atmosfere di stampo simbolista che non possono non far
pensare a Belyj).
A questi aspetti contraddittori
presenti sul piano formale corrisponde un gioco di contrasti che Babel'
evidenza anche nei contenuti dei racconti, alternando ironia e violenza,
crudeltà e tenerezza, riferendosi alla Rivoluzione in toni volutamente ambigui
non arrivando mai a condannarla apertamente senza nemmeno esaltarla, in modo
che forse proprio l'ironia risulta essere lo strumento utilizzato da Babel' per
minare le fondamenta della costruzione bolscevica.
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