"L'evangelio non è finito, questa è la verità."
Il
quinto evangelio è un romanzo
importante che mescola personaggi storici ed episodi di fantasia in una trama in
cui si alternano materiali e registri narrativi diversi: novelle, lettere,
leggende, testimonianze, frammenti di libri e addirittura un'opera teatrale che
Pomilio ci propone restituendoci con grande eleganza la lingua e lo stile delle
epoche a cui fa riferimento. Libro modernissimo quindi, nonostante sia stato
scritto nel 1975 e ancora più moderno se consideriamo che si tratta anche di un
elegante esercizio meta-letterario dato che il tema del romanzo è proprio un
libro, il fantomatico quinto evangelio alla cui ricerca il protagonista finisce
per dedicare la sua esistenza.
Si parte dagli appunti di un prete
anonimo, dal suo arrovellarsi tra dubbio e speranza e dalla sua ricerca di Dio,
per arrivare ai Vangeli, l'opera con la quale il Padre ha parlato agli uomini
attraverso il Figlio. Dai Vangeli al quinto evangelio del quale il protagonista
scopre le tracce nelle carte del prete il passo è breve, un quinto evangelio
che si rivela da subito qualcosa di più
di una curiosità, di uno dei tanti apocrifi opera di discepoli e
pseudo-discepoli di Cristo, perché pone al centro la carità, laddove gli altri
mettevano la legge.
Un ritorno alle radici, alla
spiritualità, ad un Gesù "francescano" da opporre alla secolarizzazione
della Chiesa (ed anche in questo il romanzo di Pomilio risulta non solo
modernissimo ma quasi profetico).
Al centro del libro c'è la Parola:
le sue interpretazioni e il suo travisamento, che ci hanno allontanato dal suo
significato originario portandoci in tutt'altra direzione. Il quinto evangelio
rappresenta così il tentativo di sfrondare la Parola dalle sovrastrutture che
l'hanno appesantita nel corso del tempo, dalle analisi capziose e spesso
sterili che hanno finito per tradire il messaggio che essa voleva rappresentare
quando fu pronunciata.
Quinto evangelio non come un
vangelo nuovo ma come modo nuovo di rileggere i Vangeli canonici per recuperare
la potenza anche eversiva di una Parola che è senza fine perché si rinnova in
continuazione, mantenendo però inalterato
il messaggio che essa sottende, l'invito a passare dalla dottrina
all'azione, ad operare per i poveri, per gli umili, per gli ultimi.
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