Dialoghi in cielo – Can Xue
(trad. Maria Rita Masci)
Utopia edizioni, 2023 – I ed. 1988
Eschilo, Sofocle, Virgina Woolf, Kafka, Lispector… diversi sono i nomi ai quali è stata accostata di volta in volta Can Xue e a questi potrei aggiungere almeno Felisberto Hernández e Bruno Schulz, anche se il riferimento più attendibile è sicuramente Lu Xun. Quando si fatica a definire un artista, spesso si prova a farlo per similitudini che però pagano il prezzo di riuscire a cogliere un aspetto ma mai il quadro completo e Can Xue è il prototipo della scrittrice indefinibile.
Una poetica che affonda le radici nella cultura orientale ma che rapidamente esce dall'ortodossia per pescare anche nel mondo occidentale, rielaborando le esperienze acquisite in un sincretismo, letterario e non solo, nel quale "l'esistenza e l'inesistenza, lo spirituale e il materiale, il pensiero speculativo e materiale, questa sponda e l'altra sponda, sono tutti unificati insieme mentre si respingono l'un l'altro" (da un'intervista ad Asymptote).
Nei suoi racconti la trama è, come si dice in questi casi, solo un pretesto, un filo sottile, uno spazio rarefatto nel quale il reale perde spessore e le certezze svaniscono. Immagini, figlie del ricordo e dei sogni, si formano e poi scompongono parlando all'emotività del lettore; quella di Can Xue è una scrittura "evocativa", che più che affermare tesi e sostenere concetti, suscita suggestioni attraverso l'uso di metafore, metamorfosi e figure retoriche.
Racconti nei quali la relazione Uomo-Natura è spesso al centro della riflessione, con l'autrice che intinge la penna nel groviglio di forze unificatrici e disgreganti che ne regolano i rapporti, provando a tenere la barra ben salda sulla creatività dell'uomo, portando il subconscio alla superficie e indagandone poi i comportamenti.
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