António Lobo Antunes – Il manuale degli inquisitori
(trad. Rita Destri)
Einaudi editore, 1999 – I ed. 1996
Cos'è la vita? Il racconto che ne fa ciascuno di noi, più le note a margine dei personaggi minori. Gli spettri.
Libro importante nella bibliografia di Lobo Antunes, Il manuale degli inquisitori si presenta al lettore con una prosa più "pulita", meno baroccheggiante e più musicale rispetto a quella dei romanzi del ciclo di Benfica. Quello che rimane immutato sono invece i salti temporali, che si ripetono a volte anche nel corso della stessa frase, perché quando la memoria si inceppa passato e presente sono così vicini sulla linea del tempo da potersi scambiare di posto senza problema. Altra costante è la polifonia, anche se qui la trama è organizzata secondo uno schema rigoroso: cinque parti affidate alla voce dei protagonisti arricchite dal commento di personaggi minori che, come succede in gran parte della produzione dell'autore lisbonese, raccontano la disgregazione di una famiglia e quella di una nazione, temi che finiscono per intrecciarsi con un uso sapiente di metonimie e altre figure retoriche.
E così, in mezzo a una selva di comprimari, caratterizzati dalla loro povertà emotiva e che ai sentimenti antepongono istinti, bisogni e doveri, spicca la figura di João: figlio perenne, personalità mai sbocciata perché schiacciata dal padre, un inane intento a costruire una barca che non navigherà mai, l'uomo che guarda la vita scorrere, che assiste passivo e indifferente a quello che succede intorno a lui. E poi Titina, la governate fedele e accuditiva, che si sente rivestita di un ruolo importante nella famiglia e invidia le attenzioni che il padrone dedica alle altre donne. E ancora, Paula, un ragazza senza amore che sogna briciole di felicità che non ha mai avuto e non avrà mai e Milá, un'altra vittima del padrone che cerca in lei la moglie che lo ha abbandonato e soprattutto lui, Francisco, il potente padre-padrone del quale assistiamo alla rovinosa caduta raccontata in parallelo a quella dello Estado novo portoghese, un'anima nera che finisce spezzata in due "come se metà di me fosse quello che credo io e gli altri credevano che fosse e l'altra metà ciò che di fatto era".
Il
manuale degli inquisitori è uno splendido romanzo, tanto semplice
nella struttura quanto raffinato nei meccanismi che la sostengono, a iniziare
dall'importanza che nella narrazione assume l'assenza (di Isabel, madre di João),
che diventa uno dei motori della trama, per proseguire a quella del non detto e
che emerge dai comportamenti dei personaggi, fino ad arrivare al ruolo dello
scrittore (l'inquisitore) che ha il compito di dar voce ai personaggi
attraverso i loro resoconti.
Nessun commento:
Posta un commento