Saša Sokolov – Trittico
(trad. Martina Napolitano)
Miraggi Edizioni, 2024
Sperimentale.
Già da tempo erano evidenti i segnali di un cambio di rotta nel percorso letterario di Sokolov e Palissandreide in questo senso risulta paradigmatico, con il tentativo di contenere tutto: prosa alta e bassa, citazionismo, utilizzo di registri diversi, salti temporali… il passo successivo era nell'aria e ora possiamo dire che la bolla, dopo essersi tanto gonfiata, è scoppiata.
Dall'esplosione è saltato fuori Trittico, un esperimento di "proezia", insieme di prosa e poesia che sembra essere la nuova isola verso la quale lo scrittore russo ha puntato le vele. Si tratta di tre testi non strettamente legati tra loro se non sul piano ideale, che vanno letti senza cercare di seguire una trama che non c'è ma concentrandosi sulla forma più che sul contenuto, sulla scrittura che cerca di avvicinarsi alla musica. Testi che semplificando possiamo riassumere a riflessioni sul Bello, sull'Arte come unico strumento in grado di elevare l'uomo portandolo verso una dimensione superiore.
Dispiace che Sokolov abbia deciso di interrompere la sua esperienza nel campo della narrativa dopo solo tre romanzi, soprattutto perché dava l'impressione di avere ancora tanto da dire, e nutro un po' di apprensioni per quello che ci riserverà in futuro perché il rischio che si avventuri in uno sperimentale troppo "spinto", ai limiti dell'illeggibile (almeno per me), sembra reale.
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