sabato 20 agosto 2011

Agosto

Agosto muta in Settembre
bruciando le pagine
e consumando i giorni.
L’estate pigra e lasciva
tradisce le attese,
scivola via indolente.
La luce prima esplode
poi si nasconde dietro le tende,
confonde il vero
inganna i sensi,
la vita breve delle foglie.
Il tempo sembra non passare
poi finisce all'improvviso,
senza avvertire.
Sembra quasi che...
e invece no.

L’estate,
che non mantiene le promesse.

[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]

mercoledì 17 agosto 2011

Il sorriso ai piedi della scala


Questo noi siamo: nulla. Nulla e tutto, nessuno e ciascuno allo stesso tempo. Noi non applaudono, ma se stessi. Amico, fra un momento dovrò andare, ma prima lascia che ti dica una cosa, una cosetta che ho imparato da poco... Sii te stesso, soltanto te stesso: è una gran cosa. Ma come fare, come arrivarci? Ecco il lazzo, la piroetta più difficile di tutto il repertorio. Ed è difficile proprio perché non ci vuol niente. Non hai da cercar d'essere questo o quello, grande o piccolo, furbo o maldestro... mi senti? Fa' quello che ti capita. Fallo con buona grazia, s'intende. Perché non c'è nulla che abbia importanza. Nulla. Invece di risate e di applausi riceverai sorrisi. Piccoli sorrisi di compiacimento – e basta. Ma è tutto... e più di quanto si può chiedere. E' un mestieraccio sollevar la gente dl peso del fardello. Loro sono felici, dopo; ma tu? Tu sei più felice? Certo non ti devi mai far accorgere, per così dire. Devi fare in modo che non sappiano mai che piacere tu ne cavi. Se ti pescano, se scoprono il tuo segreto, sei perduto. Ti chiameranno egoista, dimenticheranno quello che hai fatto per loro. Puoi aver fatto tutto, tu, per loro – esserti letteralmente ammazzato di fatica, attaccato alla stanga – ma se sospettano che tu ne ricavi qualcosa per te, di darti una gioia che da te stesso non ti potresti procurare mai... 

[Henry Miller: "Il sorriso ai piedi della scala]

venerdì 12 agosto 2011

Rami nell'acqua



Un ramoscello che galleggia nel fiume. Lo osservo dall'alto, mentre la corrente se lo porta via. L'acqua è limpida, il fondale basso e sabbioso. Il ramoscello prende velocità, poi rallenta per la presenza di uno scoglio che affiora, sembra fermarsi, ma subito riesce a liberarsi. Riparte, lo perdo.
Getto un altro ramo nell’acqua, ne osservo la corsa. Seguo le curve che disegna, i giochi della corrente. Le analogie di percorso con il ramo che l’ha preceduto, i cambiamenti di rotta. E poi un altro ramo, e un altro ancora... Pezzi di legno portati via dal fiume, solo questo. 
Quando ero bambino potevo stare ad osservarli per ore, per pomeriggi interi diventavano tutto il mio mondo, non c'era altro di altrettanto interessante.
Felicità è recuperare un ricordo.

[Lars W. Vencelowe: "Pensieri, parole, opere ed omissioni"]

domenica 7 agosto 2011





Oh palazzo dello Stato Maggiore!
Un rotolo tu sei di carta gialla,
Svolto da sinistra a destra,
Concavo, come volta celeste.


Oh mare, lucido come disegno!
Oh altezza fredda del cielo!
Strappalo dalle mani dell'italiano
E in rotolo di nuovo avvolgilo.


Sotto il suo grigio mantello, sotto il braccio.
Perché sia rotta e disfatta la sutura.
Perché a saltelli cammini l'italiano
Nell'ombra dei giardini di Pietroburgo.


Nel vento, nel freddo pungente,
Con lo sguardo seguendolo a stento,
Comprenderò che tra il secolo e l'istante
La differenza non è poi così grande.


E più dei begli edifici
Amerò nei tratti della città
Quel glorioso senso
Della loro instabilità.


[Alexander Kušner: "La poesia di San Pietroburgo"]