sabato 27 luglio 2013

Un albero



L'albero era cresciuto nella parte superiore del giardino,
alto, solitario, slanciato - la sua altezza forse
tradiva un'idea segreta di intrusione. Non diede mai
fiori né frutti, solo un'ombra lunga che divideva in due il giardino
e una misura inapplicabile agli altri alberi, carichi e curvi.
Ogni sera, quando il tramonto glorioso si spegneva,
uno strano uccello arancione si appollaiava silenzioso tra le sue fronde
come un unico frutto - una piccola campana d'oro
su un altissimo campanile verde. Quando tagliarono l'albero,
l'uccello vi volteggiava sopra con piccoli gridi feroci
disegnando cerchi nell'aria, disegnando nel tramonto
la forma inesauribile dell'albero; e quella piccola campana
sonava invisibile lassù, più alta dell'altezza dell'albero.

[Ghiannis Ritsos: "Il funambolo e la luna"]

sabato 13 luglio 2013

Due poesie (assonanze)



Vista con granello di sabbia

Lo chiamiamo granello di sabbia.

Ma lui non chiama se stesso né granello né sabbia.
Fa a meno di un nome
generale, individuale,
permanente, temporaneo,
scorretto o corretto.
Del nostro sguardo e tocco non gli importa.
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale
è solo un’avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque, senza la certezza di essere già caduto o di cadere ancora.
Dalla finestra c’è una bella vista sul lago, ma quella vista, lei, non si vede.
Senza colore e senza forma,
senza voce, senza odore e senza dolore è il suo stare in questo mondo.
Senza fondo è lo stare del fondo del lago, e senza sponde quello delle sponde.
Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.
Né al singolare né al plurale quello delle onde, che mormorano sorde al proprio mormorio intorno a pietre non piccole, non grandi.
E tutto ciò sotto un cielo per natura senza cielo, ove il sole tramonta senza tramontare affatto e si nasconde senza nascondersi dietro una nuvola ignara.

Il vento la scompiglia senza altri motivi se non quello di soffiare.

[Wislawa Szymborska: "Vista con granello di sabbia]





Sasso


Càlati in un sasso,

io farei così.
Lascia che altri si facciano colomba
o digrignino i denti come tigri.
Mi basta essere un sasso.

All'esterno è un enigma:

nessuno sa come rispondere.
Ma fresco e quiete dev'esserci all'interno.
Anche se una mucca lo calca col suo peso, 
anche se un bambino lo getta dentro un fiume; 
il sasso affonda, lento, imperturbato,
fino al fondo
dove i pesci bussano alla sua soglia
e vengono a origliare.

Ho visto scintille schizzar via

quando due sassi sono strofinati,
forse là dentro non fa così buio;
forse c'è una luna che brilla
da chissà dove, spuntando magari dietro un colle -
un chiarore appena sufficiente a decifrare
quelle strane scritte, mappe stellari
sui muri interiori.

[Charles Simic: "Hotel Insomnia"]

sabato 6 luglio 2013

qualcosa che non si può sapere


Nella pennellata che trattiene l'ala dell'angelo
dalla perfezione; nella
sinapsi fra parola e parola; nella nota
che potrebbe colpire l'orecchio infinito
e salvarti: e nel
salto finale, la proda sicura e redentrice...
In tutta la bellezza c'è
qualcosa di inumano, qualcosa che non si può sapere:
nel nerbo e nel midollo d'ogni radice
d'ogni fiore; nella giuntura di sangue
d'ogni roccia; nel polmone nero d'ogni nuvola
il seme, il seme infinitesimale
che ti condanna, che ti rende nulla,
si nutre dei suoi confini e cresce.

[Charles Wright: "Breve storia dell'ombra"]

domenica 23 giugno 2013


Stranamente, la notte nella città, la notte domestica, la notte oscura;
la notte che sovrasta il mondo; la notte che si dorme, e che si sogna, e che si muore; la notte      che si guarda,
non ha nulla a che vedere con la notte.
Perché la notte solo si dà nella realtà vera, e non tutti la percepiscono.
È un bagliore provvidenziale che ti scuote, e che, nell'istante preciso, ti mostra uno spazio di mondo:
uno spazio, uno solo;
per abitare, per stare, per morire - lo spazio stesso del tuo corpo.

[Jaime Saenz: "Percorrere questa distanza"]