Secondo romanzo di Clarice
Lispector, Il segreto segue di un
paio d'anni Vicino al cuore selvaggio,
e per certi aspetti ne continua la ricerca interiore che caratterizza del resto
tutta la produzione letteraria della scrittrice brasiliana.
La trama di per sé è sottile ma
l'opera è importante e ricca di spunti: romanzo di formazione, dramma psicologico
e flusso di coscienza in puro stile tardo-modernista. Lispector scava nella
personalità di Virginia: prima adolescente che vive di passioni, di devozione
verso il fratello Daniel e che soprattutto si nutre di istanti, di ognuno dei
quali cerca di arrivare al nucleo per succhiarne il nettare e poi ragazza che
non sa (non vuole) liberarsi della sua parte infantile.
Virginia è consapevole di una diversità
che la condanna alla solitudine ma è troppo attratta dalla sua interiorità per
curarsi di quello che accade fuori da lei. Basta una vertigine, uno svenimento,
o una specie di auto-ipnosi a sprofondarla dentro a se stessa, a proiettarla in
quel mondo "ignoto e folle" del quale non sa fare a meno. E una volta
sprofondata negli abissi della coscienza Virginia non sa più uscirne ("sì,
sì, per poter esistere lei aveva bisogno di una vita segreta"), o meglio,
quello a cui aspira è una coscienza "espansa", che attraverso il
sogno le faccia superare i limiti della natura umana.
Nella geografia del suo mondo la
realtà diventa menzogna, finzione che nasconde la verità e le parole strumenti
inutili i quali lei preferisce le sensazioni. Vivere diventa così un gioco
d'equilibrio "orribile e irrimediabile", una passeggiata sul filo che
non può concludersi che con la caduta di Virginia.