sabato 13 aprile 2019

Jorge Baron Biza – Il deserto



V.I.T.R.I.O.L. (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem)

Il deserto è un'autobiografia romanzata, la storia della madre dell'autore sfregiata dall'ex-marito con l'acido e il racconto nelle parole del figlio della dolorosa ricostruzione del suo volto. Colpisce fin dall'inizio il tono impersonale con il quale il protagonista descrive il drammatico episodio, quasi un tentativo di prendere le distanze da una tragedia familiare che è un buco nero voracissimo che ingoia tutto quello che incontra ("Avevo deciso di improntare la mia vita all'esatto opposto, di essere tutto il contrario:" dice Mario/Baron Biza riferendosi al padre Arón/Raúl Biza "niente violenza, niente risentimento, niente ira. Dato che non mi sentivo un santo, comincia molto presto a praticare l'apatia").
È il male il tema del libro, un moloch che l'autore dapprima prova ad esorcizzare sforzandosi di vederlo come qualcosa di ridicolo ("l'idea che il male non fosse qualcosa alla portata della volontà, che se mai colpiva l'uomo era nella stessa forma che assume in natura: involontario, totale e assente, come nei deserti rocciosi"), e che poi cerca di sfuggire rifugiandosi nell'alcool e nella solitudine. Ma il male è dappertutto, ritorna sempre, anche negli anfratti, nelle storie minime della storia; solo una vecchia, verso la fine del libro, riuscirà a darne una chiave di lettura lucida e convincente, raccontando la sua sofferenza durante la guerra e descrivendo la differenza tra ira e odio, differenza che consiste nella presenza o meno della possibilità di riconciliazione. Senza riconciliazione si passa dall'una all'altra e poi, quasi inevitabilmente, alla follia che è uno stadio dal quale non si torna indietro, e quello di Arón era stato odio, male totale, deserto, perché aveva toccato la sacralità del volto dell'ex-moglie.
Apatia, fuga dalla realtà, rifugio nella bottiglia, sforzo di comprenderne le radici… Il deserto è un campionario dei tentativi compiuti da Baron Biza per sfuggire a un gorgo che sapeva l'avrebbe annientato; non mancano la ricerca del Bello (esemplari a questo proposito le pagine che dedica ai piccoli borghi dell'Italia, alla ricchezza artistica che spunta fuori un po' dappertutto nel nostro paese) ed anche un richiamo religioso ("mi trovo nel punto esatto in cui Dio non è più un sermone e diventa una necessità") che non a caso chiude il libro, ultima ratio destinata però al fallimento.
Troppo forte fu il peso da portare perché Jorge Baron Biza non ne finisse schiacciato, lasciando ai posteri un unico, meraviglioso, libro.

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