V.I.T.R.I.O.L.
(Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem)
Il
deserto è un'autobiografia
romanzata, la storia della madre dell'autore sfregiata dall'ex-marito con
l'acido e il racconto nelle parole del figlio della dolorosa ricostruzione del
suo volto. Colpisce fin dall'inizio il tono impersonale con il quale il
protagonista descrive il drammatico episodio, quasi un tentativo di prendere le
distanze da una tragedia familiare che è un buco nero voracissimo che ingoia
tutto quello che incontra ("Avevo deciso di improntare la mia vita
all'esatto opposto, di essere tutto il contrario:" dice Mario/Baron Biza
riferendosi al padre Arón/Raúl Biza "niente violenza, niente risentimento,
niente ira. Dato che non mi sentivo un santo, comincia molto presto a praticare
l'apatia").
È il male il tema del libro, un
moloch che l'autore dapprima prova ad esorcizzare sforzandosi di vederlo come
qualcosa di ridicolo ("l'idea che il male non fosse qualcosa alla portata
della volontà, che se mai colpiva l'uomo era nella stessa forma che assume in
natura: involontario, totale e assente, come nei deserti rocciosi"), e che
poi cerca di sfuggire rifugiandosi nell'alcool e nella solitudine. Ma il male è
dappertutto, ritorna sempre, anche negli anfratti, nelle storie minime della
storia; solo una vecchia, verso la fine del libro, riuscirà a darne una chiave
di lettura lucida e convincente, raccontando la sua sofferenza durante la
guerra e descrivendo la differenza tra ira e odio, differenza che consiste
nella presenza o meno della possibilità di riconciliazione. Senza
riconciliazione si passa dall'una all'altra e poi, quasi inevitabilmente, alla
follia che è uno stadio dal quale non si torna indietro, e quello di Arón era
stato odio, male totale, deserto, perché aveva toccato la sacralità del volto
dell'ex-moglie.
Apatia, fuga dalla realtà, rifugio
nella bottiglia, sforzo di comprenderne le radici… Il deserto è un campionario dei tentativi compiuti da Baron Biza
per sfuggire a un gorgo che sapeva l'avrebbe annientato; non mancano la ricerca
del Bello (esemplari a questo proposito le pagine che dedica ai piccoli borghi
dell'Italia, alla ricchezza artistica che spunta fuori un po' dappertutto nel
nostro paese) ed anche un richiamo religioso ("mi trovo nel punto esatto
in cui Dio non è più un sermone e diventa una necessità") che non a caso chiude
il libro, ultima ratio destinata però al fallimento.
Troppo forte fu il peso da portare
perché Jorge Baron Biza non ne finisse schiacciato, lasciando ai posteri un
unico, meraviglioso, libro.
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