domenica 6 febbraio 2022

Il banchetto annuale della confraternita del becchini – Mathias Énard

Cerchi nell'acqua


Scrittura piana e scorrevole, registro colloquiale, trama sottile (un etnologo in trasferta nella campagna francese per una tesi di dottorato)… tutto farebbe pensare di trovarsi davanti a un romanzetto come mille altri, una storiellina che strizza l'occhio all'ecologismo e alla vita bucolica, l'ennesimo libretto che ci parla del "logorio della vita moderna" (cit. Cynar), magari condendo il tutto con una spruzzata di citazioni colte che di questi tempi non fa mai male.
Errore: queste considerazioni posso essere applicate al massimo al primo capitolo del libro, e rappresentano la superficie, la strategia adottata da Énard per attirare il lettore nella sua ragnatela. Quel primo capitolo, e le storie che abbozza, sono solo il sasso che cade nell'acqua e cadendo crea una serie di cerchi concentrici che si dilatandosi finiscono per portare la trama in mille direzioni diverse, soprattutto temporali.
D'altra parte lo scrittore ci aveva già avvertito nell'esergo: qui si parlerà di vite che si rincorrono nella ruota del tempo, di morte intesa come passaggio dell'anima da un corpo all'altro, da un'epoca all'altra, in modo da far diventare – miracolo della scrittura – il Marais Poitevin, una piccola zona nel sud della Vandea, il centro di un mondo immaginifico.
I cerchi si allargano e le acque si increspano: la scrittura prende a scorrere in maniera impetuosa a da lieve si fa rabelaisiana, la trama diventa un fiume in piena che si ramifica in mille rivi: sono i racconti dei componenti della confraternita dei becchini che si succedono con un procedimento simile alle novelle delle Mille e una notte. La scrittura si impenna e noi siamo costretti a rincorrere Énard che si infila lesto in un vagabondaggio letterario che non può non far pensare a Sebald: Gargantua e Lucrezio, Clodoveo e Alarico, Enrico di Navarra e Severino Boezio diventano non più i protagonisti della Storia ma gli interpreti di piccole storie che interessano la regione della Francia al centro del racconto.

Occhio lettore a Mathias Énard, è un nome da tenere d'occhio perché una delle direzioni della narrativa contemporanea passa da qui.

sabato 15 gennaio 2022

Best book award 2021

 




37 libri letti dal nostro gruppo nell'anno trascorso, quasi esclusivamente opere di narrativa.

8 sono i romanzi scritti nel primo Novecento
11 nel secondo Novecento
18 negli anni 2000

7 sono libri italiani
3 statunitensi
2 argentini, francesi, greci, tedeschi, russi e rumeni
1 australiani, brasiliani, bulgari, cileni, inglesi, lettoni, messicani, mozambicani, norvegesi, portoghesi, serbi, svedesi, svizzeri, ungheresi e uruguaiani

Questa la classifica completa:

50

Horcynus Orca

Stefano D'Arrigo

ITA

1975

50

Solenoide

Mircea Cărtărescu

ROM

2015

50

Odissea

Nikos Kazantzakis

GRE

1938

50

Clessidra

Danilo Kiš

SER

1972

50

Memoria della memoria

Marija Stepanova

RUS

2017

50

La metà del doppio

Fernando Bermúdez

ARG

1997

50

L'altro nome. Settologia I-II

Jon Fosse

NOR

2019

50

Cronorifugio

Georgi Gospodinov

BUL

2020

50

Le femmine - Vecchio scorticatoio

Wolfgang Hilbig

GER

1987

50

Il serpente

Stig Dagerman

SVE

1945

50

Ebdòmero

Giorgio de Chirico

ITA

1929

50

Le pianure

Gerald Murnane

AUS

1982

49

Hamburg. La sabbia del tempo scomparso

Marco Lupo

ITA

2018

49

Il pozzo

Regīna Ezera

LET

1972

48

Il banchetto annuale della confraternita dei becchini

Mathias Enard

FRA

2020

48

Sopra i fiumi che vanno

António Lobo Antunes

POR

2010

48

Gli anelli di Saturno. Un pellegrinaggio in Inghilterra

W. G. Sebald

GER

1995

48

Tre orfani

Giorgio Vasta

ITA

2021

48

Hagard

Lukas Bärfuss

SVI

2017

48

Kornél Esti

Dezső Kosztolányi

UNG

1934

48

Contro l'impegno

Walter Siti

ITA

2021

48

Il realismo è l'impossibile

Walter Siti

ITA

2013

47

L'occasione

Juan José Saer

ARG

1988

47

Pnin

Vladimir Nabokov

RUS

1957

47

Il re pallido

Davud Foster Wallace

USA

2011

46

Le Ortensie

Felisberto Hernández

URU

1949

46

Lo stadio di Wimbledon

Daniele Del Giudice

ITA

1983

46

La pianura in fiamme

Juan Rulfo

MEX

1950

42

Il tempo è un bastardo

Jennifer Egan

USA

2010

40

Orientamento

Daniel Orozco

USA

2011

39

Poesie

Odisseas Elitis

GRE

37

La baia

Cynan Jones

GBR

2016

37

La Grande Beune

Pierre Michon

FRA

1996

36

La vita comincia venerdì

Ioana Pârvulescu

ROM

2009

34

Perle

Mia Couto

MOZ

2011

32

C'era una volta un passero (Al tiro)

Alejandra Costamagna

CHL

2013

30

Don Casmurro

Machado de Assis

BRA

1899


La miglior lettura del 2021 è:


Cronorifugio di Georgi Gospodinov

giovedì 6 gennaio 2022

Sopra i fiumi che vanno – António Lobo Antunes


Rubando tempo alla morte

Ennesimo tassello nel processo di decostruzione della trama di Lobo Antunes. In Sopra i fiumi che vanno è la forma che regge il romanzo: un lungo flusso di coscienza, lo scorrere dei ricordi, fiumi che trasportano pensieri, fatti, cose, persone, dolore. La storia è una costruzione a posteriori e poco importante di per sé, il risultato è un'opera estrema, priva di punti di riferimento.
Obiettivo dell'autore è trasferire sulla pagina non gli avvenimenti ma quello che rappresentano per il bambino che li vive e quello che sono per l'uomo che li racconta: dire l'indicibile, creare un ambiente dal quale il lettore può attingere per provare a "sentire" quello che sentono i protagonisti.
Inutile provare a spiegare, qui siamo dentro a una specie di delirio febbrile, davanti a un'eruzione di ricordi veri e inventati che mescolano passato e presente. In un magma incandescente Un territorio nuovo, un'idea di letteratura "estrema" alla quale è necessario avvicinarsi senza pre-concetti.
C'è un grande fuoco che arde al centro della fucina di Lobo Antunes, tra le fiamme che guizzano inquiete sembra di vedere balenare tracce di Schulz e Kiš e dei romanzi sulla memoria del secondo Novecento, nei pezzi incandescenti che l'artista forgia con cura pare di riconoscere il ricordo di Joyce e di Faulkner e del romanzo modernista… ma à inutile utilizzare le analogie per provare a descrivere l'opera dello scrittore portoghese: le analogie sono solo suggestioni, ombre che deformano le cose.
Non esiste una bussola per orientarsi in questo romanzo, in Sopra i fiumi che vanno è necessario immergersi per lasciarsi travolgere dalla corrente e guidare dalle voci che illuminano il buio cercando di rubare il tempo alla morte in un viaggio che vale la pena di essere vissuto.
"Quello che conta è il libro come un tutto, e ciò che conta di più non sono nemmeno le parole scritte, ma quello che sta tra le parole, gli spazi bianchi. A parte questo, il libro non è qualcosa che deve essere letto, è un oggetto che ascolta. Siamo noi lettori che parliamo con lui. Il libro è qualcosa che mettiamo contro un orecchio per udire il rumore del mondo. Il mio compito è solo scrivere, non fornire spiegazioni, soprattutto perché non le possiedo. Non ho soluzioni, né chiarimenti, né rimedi. Ho solo libri".

[da un'intervista di António Lobo Antunes al premio Nonino 2014]