Abbacinante
Difficile, davvero troppo difficile per me scrivere
qualche nota una volta arrivato al termine della lettura di un’opera come
questa. Un libro “mondo”, che contiene così tanti spunti, idee, collegamenti…
da lasciarmi interdetto e con addosso una sensazione di inadeguatezza ad
esprimere quel poco che vorrei dire, se non utilizzando delle metafore.
Paragonerei la lettura di Paradiso all’ingresso in un’enorme cattedrale barocca, una di
quelle costruzioni che già da fuori ti intimoriscono per la loro imponenza e ti
fanno sentire più piccolo di quello che sei e che appena varcato il portone d’ingresso
ti fanno provare un misto di vertigine e straniamento per la ricchezza di
particolari che le riempiono in ogni angolo. L’occhio vaga senza riuscire a
fermarsi per più di qualche secondo, c’è bisogno di una guida, di qualcuno che
ti illustri il significato di quei quadri, di quelle sculture, di quegli
affreschi, di quegli stucchi… una guida che per quanto esaustiva (anzi, proprio
per questo) ti farà sentire ancora più ignorante e consapevole che quello che
riuscirai a comprendere e apprezzare sarà solo una parte infinitesimale dei
tesori che la cattedrale contiene.
Paradiso è libro di
una bellezza abbacinante (e sì, Lezama Lima è per me una specie di proto-Cărtărescu,
con tutte le differenze del caso), un albero, per usare un’altra metafora che
ricorre tra le pagine dell’opera lezamiana, con migliaia di radici e
altrettanti rami frondosi.
“Hai la base
di una radice. – diceva Fibo a Josè Eugenio – Quando stai in piedi sembra che tu stia
crescendo, ma verso l’interno, verso il sogno. Nessuno si può fare una ragione
di quella crescita.”
Già, il sogno. Uno dei territori nei quali spesso
sconfina il libro, il sogno come i miti greci, egiziani e orientali, la storia
cubana, il sesso, la morte, la memoria, le tradizioni e mille altri rivoli nei
quali a Lezama Lima piace perdersi e ritrovarsi, come se volesse divertirsi
alle spalle del lettore, aggrovigliando quella matassa che finge di srotolare
davanti ai nostri occhi. Ma il suo è un gioco che coinvolge anche noi, anche a
noi piace avventurarci senza mappa in un territorio che non è biografia né romanzo,
né poesia, né dialogo platonico… ma che è tutte queste cose insieme e altre
ancora. Anche a noi piace perderci tra pagine grondanti di una scrittura
lussureggiante, addentrarci tra le pieghe di una costruzione stilistica che
procede a coppie o più spesso terzetti come in una composizione musicale, nella
quale i personaggi sembrano collegati da ponti (Rialta… ecco un’altra
metafora). Una prosa poetica fatta di lunghi periodi ricchi di aggettivi, colori
e sensazioni che girano con movenze sinuose e suadenti intorno al lettore, finendo
poi per avvolgerlo nelle loro spire con un abbraccio fatto di immagini
ubriacanti che mescolano sogno e storia.
Paradiso è un’escursione
nella natura selvaggia della foresta amazzonica: non è un comodo viaggio tra
mille comfort, ma un’esperienza anche faticosa, fatta di momenti bui ed
incontri sorprendenti, di passaggi oscuri alternati a lampi di luce.
Forse Paradiso
non è tutto paradiso. Forse è più bello proprio per questo.
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