Il
bombarolo.
C'è un uomo seduto sopra un blocco
di marmo con i pantaloni abbassati che non ricorda come mai si trova lì. E
allora scrive. Per ricordare, o forse solo per "preservare la felicità del
momento". Il marmo è il racconto
di come quest'uomo cercherà di mettere ordine nella sua memoria, un viaggio
assurdo ed imprevedibile che a partire da una serie di cianfrusaglie ricevute
al posto del resto in un supermercato ci porterà dentro ad una specie di
video-game, dove ogni singolo oggetto costituirà un aiuto per procedere verso
un livello successivo, in un'avventura tanto strampalata quanto affascinante.
Si parte dal marmo, simbolo di
solidità e quindi, per astrazione, di certezza, ma ecco che ci troviamo subito
davanti ad uno scarto rispetto alla strada principale: marmo è anche "la
parola che la nomina", e siamo già su un piano metanarrativo.
Inutile star qui a raccontare tutte
le avventure che capiteranno in sorte al protagonista del racconto, quello che
ci interessa è avvertire il lettore di non fidarsi troppo del tono semplice,
colloquiale, della narrazione: Aira gioca a confondere le acque e
l'understatement è solo apparente. La stessa affermazione dell'autore
argentino, che in più interviste ha detto di scrivere solo una pagina al giorno
e di non correggere mai quanto scritto il giorno precedente, sembra sostenere
l'idea che le sue opere abbiano una trama lineare e che i suoi libri prendano
forma man mano che li stiamo leggendo. In realtà le cose stanno ben
diversamente. Il marmo è molto di più di una storia divertente e dietro
la maschera del gioco cela un sottotesto importante e quanto mai attuale perché
questo è un libro che riflette sulla memoria e sulle sue crepe: falsi ricordi,
"confabulation", confusione tra fatti e supposizioni… un attacco in
piena regola al castello delle nostre certezze che si spinge fino a mettere in
discussione la realtà per come la conosciamo, arrivando a definirla "una
grande coincidenza".
César Aira è un bombarolo in
incognito, un surrealista arrivato fino a noi con l'incarico di abbattere quei
confini dentro ai quali sguazziamo felici, un 'suprematista' dell'immaginazione
che si prende gioco del nostro piccolo mondo:
"Mentre saltavamo nel vuoto
si è avuta la dimostrazione che il supermercato era un mezzo, non un fine. La
sua realtà era indiscutibile, ma non si esauriva in sé stessa. Era soltanto la
soglia di accesso ad altre realtà, funzionale a queste."
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